Stella Cilento ha un profilo storico unico, come molti altri borghi cilentani. E’ un Comune con superficie pari a circa 14 chilometri quadrati ed è dotato di più frazioni (Amalafede, Guarrazzano, San Giovanni).
Origine del nome. Latino tardo Porcile, stalla per porci, costruito su porcus, porco, come il lat. Ovile, stalla per pecore, su ovis, pecora. La forma PORCILI è dovuta all’alternanza voc. e/i. STELLA Cilento è la denominazione dal centro solo dal 1871.
PROFILO STORICO di Stella Cilento. E allora approfondiamo qualche aspetto.
Sebbene il toponimo Porcili sia attestato in territorio cilentano già dal 1038, solo nel 1187 esso si trova espressamente riferito al centro che mutò nome in quello di Stella Cilento a seguito di Decreto Regio del 1871.
Il villaggio di Porcili è dunque documentato quando già era costituita la Baronia di Cilento, della cui compagine fece parte. Menzionato nell’elenco dei centri restituiti ai Sanseverino dopo il Processo del 1276, esso, durante il regno di Giovanna II (1414-1439), andò in mano ai Capano. Insieme ad Acquavella, S. Giovanni, Guarrazzano e Torricelli. Questi villaggi sono stati recuperati dai Sanseverino nel 1463 insieme agli altri loro feudi, e nuovamente perduti a seguito della Congiura dei Baroni (1485-1487).
Nel 1488 il Re Ferdinando I d’Aragona riconobbe ad una discendente dei Capano, Maria, moglie di Sigismondo di Sangro i diritti sui feudi di Porcili, San Giovanni e Guarrazzano. Sicché tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo questo nucleo di casali, tra i quali sarà elencato dal 1513 anche Bonafida (poi Amalafede), sono accomunati da un’unica vicenda feudale, autonoma rispetto a quella del resto della Baronia. I Di Sangro furono riconfermati nel possesso dei detti villaggi come suffeudatari degli stessi Sanseverino. Nonostante nel 1495 fossero nuovamente aggregati a questa a seguito della restituzione dei feudi fatta ai Sanseverino da Carlo VIII Re di Francia. Per poi essere nuovamente loro tolti nel 1497 e nuovamente restituiti nel 1505,.
I Di Sangro nel 1517 vendettero Porcili ed Amalafede a Ferrante Gambacorta, ed alcuni diritti feudali su San Giovanni e Guarrazzano ai Caracciolo. Ma prima del 1559 l’intero gruppo di casali ritornò in mano ai Capano, dai quali andarono dopo il 1564 ai De Angelis per passare poi ai Matarazzo (1617), ai Pepoli (1632). Poi ai De Simone, ai coniugi De Mirto (1669), ai Bonito, a Filippo Pisacane col titolo di Marchese su Porcili. Dopodiché i detti villaggi ricaddero in possesso della Corona. E poi messi all’asta nel 1740. Ed assegnati ai Barretta Duchi di Casalicchio (poi Casalvelino), dai quali andarono nel 1761 ai Ventimiglia. Costoro, eccetto un temporaneo passaggio a Donato Cristoforo, ne furono definitivamente possessori dal 1783 fino all’eversione della feudalità (1806).
Nel villaggio di Porcili esisteva nel XVII secolo un convento di monaci agostiniani. Tale convento venne abolito nel 1625, il 22 Ottobre. Andando l’edificio, la chiesa, le rendite, nonché gli obblighi religiosi alla locale chiesa parrocchiale.
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