Orria è un borgo della zona interna del Cilento che sorge su di una dorsale. Fra le valli di Orria e di Cerreto. Ed è anche uno dei paesi più antichi dell’entroterra cilentano, ancora molto legato alle tradizioni contadine tipiche della zona.
Il Comune di Orria è costituito dal capoluogo e da alcune frazioni (Casino Lebano e Piano Vetrale). Il territorio rientra anche nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
Il paese è adagiato su una collina prospiciente il corso medio dell’Alento. Il paesaggio montagnoso è caratterizzato da uliveti secolari, vigneti, ficheti, ginestre. E ancora da pungitopi, primule, rose canine, violette e felci.
Il terreno collinare di natura povera è geologicamente costituito da rocce arenarie. E si presta alla coltura di vite, olivo e fico. Le caratteristiche naturalistiche della zona sono piante di alto fusto come lecci, ontani e castagni. La fauna è ricca di volpi, cinghiali, faine, martore. Istrice, talpe e lepri, numerosi tipi di rettili. Poi beccacce, gazze, merli, barbagianni e civette.
Il fulcro dell’economia del paese è costituito dall’attività agricola. Fino a poco tempo fa essa era affiancata dall’artigianato della pietra. Per esempio si realizzavano soglie per le porte o finestre, camini, ecc. Oggi questo tipo di attività è caduta quasi in disuso. L’emigrazione ha spezzato questa economia autosufficiente.
Più di recente, negli ultimi decenni, si è sviluppata anche l’edilizia e le attività ad essa connesse. E si è riscontrato il rientro di alcune persone emigrate. Negli ultimi anni il paese ha conosciuto un miglioramento economico. Legato anche ai proventi di un incipiente turismo estivo. Ad Orria si ha la possibilità di praticare attività legate alla natura ancestrale dell’uomo. Come ad esempio il tiro con l’arco.
Nuove abitazioni sono nate accanto a quelle vecchie. Mentre il centro antico offre ancora elementi di interesse storico di una realtà che, nonostante il risvolto turistico, resta ancorata fortunatamente ancorata alle proprie tradizioni. E le valorizza nell’ambito di un punto di riferimento importante per il paese che è il Museo della Civiltà contadina.
Ecco qualche cenno di storia.
Prima del 1532 non si hanno notizie del paese di Orria che, in quell’anno, era popolato da una ottantina di famiglie dedite all’allevamento ed alla coltivazione dell’ulivo e dei fichi. Importante era anche la presenza degli scalpellini una tradizione rimasta intatta fino al secondo dopoguerra.
In quell’epoca aveva un ruolo importante anche la produzione di grano, che secondo quanto narra una leggenda, vide l’ira di Dio che rese incolti tutti i terreni fertili . Poiché non veniva osservato il giorno di riposo festivo. E solo l’intervento di San Felice salvò la popolazione dalla fame. Il Santo fece arrivare dei commercianti arabi che portarono una enorme quantità di grano. Essi avevano accettato in pegno un anello di diamanti. Lo stesso che il popolo riconobbe come appartenente alla statua del Santo dalla quale riconobbero colui che li aveva contattati.
L’origine del Paese si fa comunque risalire al VI secolo d. c., epoca della distruzione di Velia. L’insediamento urbano crebbe lentamente, nel corso dei secoli. Legato fin dal medioevo alla feudalità del vicino centro di Gioi e alla presenza di alcuni interessanti edifici religiosi. Eccoli! Il convento di Santa Domenica, la Chiesa parrochiale di San Felice, la Cappella di Santa Maria delle Grazie.
Alla fine del XVI secolo una grave carestia colpì il Paese. Dimezzato anche da una epidemia di peste nel 1656, di cui non si conosce il numero dei sopravvissuti, tranne che molti si rifugiarono nella vicina Ostigliano.
La ripresa della cittadina avvenne solamente con il XVIII secolo. Quando beneficiò delle migliori condizioni economiche del territorio cilentano. Riprendendo l’attività agricola unitamente allo sfruttamento dei suoi rigogliosi boschi. Solo con il governo napoleonico (1806-1809) Orria divenne comune a se. ed ebbe una storia autonoma. In cui l’emigrazione e i tentativi di mantenere la propria identità culturale hanno viaggiato fino ad oggi di pari passo.
Nel XIX secolo, quando il paese divenne capoluogo di Comune, la ricerca di nuovi terreni coltivabili portò al sorgere di numerosi contrasti con i territori limitrofi. A causa dell’usurpazione dei loro terreni operata dagli abitanti di Orria. Negli ultimi anni la coltivazione dei fichi sembra aver arrestato il flusso migratorio. E donato anche nuova linfa all’economia cittadina, arrestando una tendenza cominciata negli anni Sessanta.
L’economia di Orria, oggi, si basa principalmente sull’agricoltura e l’allevamento. Ma in crescita è anche il settore legato al turismo.
Il territorio è caratterizzato da diverse tipicità, basate sulla tradizione e la genuinità dei prodotti. Come per esempio le carni, i salumi e i formaggi. In particolare la soppressata, molto conosciuta e ricercata sul mercato. Nondimeno la pasta e i dolci fatti in casa. Quindi si intuisce facilmente che i prodotti tipici e la gastronomia locale caratterizzano fortemente il territorio.
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