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Marina di Ascea profilo storico

Ascea ha un profilo storico ben definito, con radici poste molto lontano.

Esistono diverse teorie sull’ori¬gine del toponimo Ascea; l’An¬tonini lo deriva dal greco alpha stria  (sine umbra), soleggiato, in contrasto con la natura dei luoghi in età greca, quando la polis era circondata da folti boschi. Non è da escludere piuttosto, che il topo¬nimo derivi da “isacia”, una delle due isole (enotridi) ricordate da Strabone e da Plinio, che erano nel Seno velino, poi sommerse dal suc¬cedersi delle alluvioni.

Il primo insediamento si ebbe intorno al 540 a.C. da coloni focei, che gli diedero il nome di Elea. I Focei, uomini che non accettaro¬no la dominazione persiana, dopo 20 anni di peregrinazioni nel Mediterraneo, scelsero questa col¬lina del Cilento che tanto richia¬mava alla loro mente la terra patria. Costruirono la loro città, la fortificarono, la dotarono di due porti e non combatterono mai alcuna battaglia

Anche con Roma, Elea, divenu¬ta Velia, intrattenne rapporti com¬merciali, politici, culturali, senza perdere la sua autonomia.

Bruto, dopo l’uccisione di Cesa¬re, si rifugiò a Velia e Marcanto¬nio, partito al suo inseguimento, lo attese al largo senza entrare in città. Per la mitezza del clima, l’ospita¬lità e l’alto tenore di vita degli abi¬tanti, Velia divenne meta di nume¬rose personalità, tra le quali Cice¬rone, Paolo Emilio e Orazio. Velia diede i natali a Parmenide, Zeno¬ne ed ospitò Senofone di Colofo¬ne.

I figli di Velia fondarono la scuo¬la “eleatica” che ancora oggi influenza gran parte del pensiero del nostro tempo. Fu anche sede di una scuola di medicina e meta di infer¬mi che accorrevano al suo ascle¬peio per le cure.

La decadenza venne lentamente con l’interramento dei porti, allu¬vioni, incursioni piratesche, la peste, i terremoti. Nei secoli se ne perse persino il ricordo e oggi i resti visi¬tabili sono il 15% dell’intera città.

I documenti dell’Archivio della Badia di Cava ci informano pure dei trasferimenti di famiglie greche di Calabria nel territorio dell’odierno Cilento. Ma il Rohlfs dal cognome “Ascioti” esistente in Calabria argui¬sce che in età medioevale nuclei di Ascea si fossero trasferiti più a sud.

Poiché Ascea era nella baronia di Castellamare della Bruca-Velia, è da presumere che il villaggio fosse sta¬to concesso da Federico li a Gual¬tiero de Cicala. Nel XIV secolo la baronia di Castellamare con i casa¬li di Ascea e Terradura e i Castra di Catona e Torricelle, erano in pos¬sesso di Amelio del Balzo, fedele e consigliere del re.

Successivamente il feudo fu di proprietà di Francesco Sanseverino di Lauria, il cui stemma, a dire del¬l’Antonini, era scolpito a Velia in due punti del castello. Il Sanseve¬rino acquistò la baronia con i casa¬li di Ascea, Terradura e Catona, donandola alla Santa Casa dell’Annunziata di Napoli (che la pos¬sedette fino al ‘700).

Notizie del villaggio si trovano anche nella sentenza della Com¬missione Feudale del 16 agosto 1810, che decise: “1° non esistere la feudalità dell’intero territorio del¬la baronia di Castellammare della Bruca, o sia di Ascea, Terradura e Catona”.

Di Ascea il Giustiniani riporta solo i censimenti del 1648 (fuochi 67 = ab. 335) e del 1669 (fuochi 49 = ab. 245); evidentemente la peste doveva aver inciso abbastan¬za sulla popolazione, se tredici anni dopo mancavano 18 famiglie.

Sei secoli di feudalesimo, caratterizzati da numerosi passaggi di testimone, non concederanno mai più, alla storica città, un ritorno agli antichi splendori.

Oggi Ascea e Marina di Ascea si sono sviluppati come paesi ad alta vocazione turistica

Ascea, e in generale tutto il territorio comunale, è un paese costiero del Cilento con elevata vocazione turistica. Oltre alla Marina il Coune di Ascea ha alcune frazioni poste  più in collina. Il turismo è il principale motore dell’economia locale

 ed intorno ad esso di sviluppa l’accoglienza e tutte le attività di contorno ad essa.

Le peculiarità di Ascea sono lunghe spiagge sabbiose, molte d esse dotate di servizi e comode da raggiungere, la qualità delle acque marine,l’ esperienza nell’accoglienza, la gastronomia legata alle tradizioni cilentane, i percorsi naturalistici, e soprattutto gli scavi archeologici di Velia e tutto quello che rappresentano. A questo si associa una notevole quantità di strutture ricettive (villaggi, campeggi, hotel, case vacanze, etc.).

Ma Ascea, relativamente all’economia, avendo alcune frazioni più collinari, riceve un contributo significativo anche da aziende agricole e/o agrituristiche. Si riscontra infine anche la presenza di alcune aziende di allevamento, che  producono latticini e formaggi.

BREVE SINTESI

Gli scavi di Velia (sito archeologico); Palazzo Alario (Marina di Ascea); Chiesa Madonna del Carmine; Punta Telegrafo con la sua Torre e il Sentiero degli Innamorati; Palazzo Ricci; Portali in pietra; Palazzo villa agricola della Torretta (località Piana); i parchi e i boschi con castagneti, macchia mediterranea, ontani, latifoglie, conifere, eucalipti. Ma l’attrazione principale sono 2: Gli scavi di velia e le spiagge (comode e sabbiose).

Palazzo Alario: edificato all’inizio del 1800.

Chiesa Madonna del Carmine: la chiesa è posta sulla sommità di una collina che spazia sulla valle di Velia.

Torre del telegrafo: torre di avvistamento afcente parte del sistema difensivo realizzato tra il 1500 e il 1600 per difendersi dalle incursioni dei pirati saraceni.

Palazzo Ricci: l’epoca di costruzione del Palazzo Ricci è da indicare ai primi anni del 1800. La scala si svolge su arcate in un lato ed immette su due loggioni. Il cortile è scoperto e su un lato la parete è cieca. Cortile e scala con portone formano una struttura a teatro con cavea, platea e loggioni.

Portali in pietra: importanti portali in pietra selciata ornano diversi portoni.

Palazzo Villa Agricola della Torretta (località Piana): è una struttura del 1400, situata a Velia tra i Vignali e Piano del Pero. Più volte si è pensato di ristrutturarlo ed adibirlo a museo.

L’attrazione più importante di Ascea sono gli Scavi di velia. Il Parco archeologico di velia comprende la parte centrale della città antica e non l’intera superficie, di notevole estensione, racchiusa all’interno della cinta muraria. All’interno della cinta muraria esistono delle riparazioni che delimitano quartieri diversi.

Il quartiere meridionale, dove sono visibili ampi tratti del muro di cinta con la Porta Marina e dove si conservano spettacolari testimonianze riferibili ad epocaq romano-imperiale. Troviamo inoltre un complesso termale. In prossimità di quest’ultimo si percorre una strada che risale fino alla Porta Rosa. Ma c’è ancora molto altro: centri abitati o quartieri, teatro, chiesetta, santuario, torre di Castelluccio.

Porta Rosa  è un’opera del IV secolo a.C. rinvenuta nella zona archeologica magnogreca di Elea-Velia, che rappresenta il più antico modello di arco a tutto sesto in Italia. Porta Rosa consisteva in un viadotto di collegamento tra le due sommità naturali dell’acropoli di Elea senza alcuna traccia di fondamento.Solo ad ultimazione degli scavi fu nota la sua indole con il nome già ascritto.L’arco composto di undici conci di pietra arenaria svolgeva la funzione di contenimento delle pareti della gola che collegava , oltre che quella di viadotto.Nel III secolo a. C. circa l’arco fu precluso e l’intera struttura interrata, sembra a causa di una frana o perchè l’apertura rappresentava un punto debole per la difesa della città.La perfetta custodia sembra dovuta all’interramento. L’archeologo Mario Napoli l’8 marzo del 1964 portò alla luce Porta Rosa che battezzò Rosa in ossequio al nome di sua moglie sorella dell’archeologo Alfonso De Franciscis. La zona archeologica fu chiusa per la caduta di un masso nel 2009 e  fu riaperta l’Agosto del 2011 dopo la messa in sicurezza del costone che la sovrasta.I criteri con cui fu realizzata sono quelle osco-italiche in uso su tutto il territorio italico, Etruria compresa, fino alla Lucania.Le misure italiche furono usate dall’antichità fino al IV secolo a.C. . In seguito dal IV fino al II a.C. in ossequio alla classicità, si usarono le misure della Grecia classica. Dal II a.C. in ultimo fu usata la nuova misura romana, non inventata ex novo (poichè gli italici deli Appennini seguitarono con l’uso della loro misura anche tra tra il IV ed Il II sec. a.C.), ma ideata facendo tre medie matematiche: 1) tra la misura italica e quella greca antica; 2)tra la misura italica e quella greca classica; 3) infine facendo la media tra (1) e (2). L’approssimazione quindi è quasi zero pari a 0,0014 sicilicus.

La SCUOLA FILOSOFICA presocratica fondata da Parmenide e portata avanti da Zenone rappresenta probalbilmente il fiore all’occhiello di Elea- Velia.Proprio al filosofo greco Zenone è dedicata una struttura molto rappresentativa di Ascea e cioè il  Museo del Paradosso inaugurato nel 2015 dalla Fondazione ALARIO (una ONLUS fondata dall’ultimo discendente di una nota famiglia cilentana che opera nel campo della promozione culturale, dello sviluppo locale,della ricerca e della formazione.Il museo è ispirato proprio  alla Scuola di Elea ed alla profondità dei paradossi di Zenone . Nasce con l’obiettivo di accogliere opere di artisti minorenni che si ispirino al tema del paradossale ed il suo sviluppo è aiutato dal concorso locale “Pensare per Paradossi”lanciato a partire dal 2013. ASCEA è una località turistica rinomata e non solo per la sua cultura: la sua marina d’estate viene presa d’assalto dai turisti per la bellezza naturale del suo litorale. Marina di Ascea è la frazione più popolata del Comune da anni le sue spiagge conseguono l’ambita Bandiera Blù della FEE, un riconoscimento alle località costiere europee che soddisfano criteri di qualità relativamente alle acque di balneazione ed ai servizi offerti ai visitatori.Le spiagge di Ascea Marina sono formate essenzialmente da sabbia dorata e orlate da macchia mediterranea e ulivi secolari.Punta del Telegrafo resta la zona più suggestiva , una scogliera che delimita l’estremità dell’arenile all’interno di una piccola insenatura che vedealle sue spalle le incantevoli Baia d’argento e Baia della Rondinella. mete raggiungibili solo via mare.Al sud dell’abitato di Marina si trovano formazioni dunali all’interno delle quali ,durante l’estate fiorisce il giglio di mare (specie tutelata dal divieto di raccolta) Parlando di scenari naturali è opportuno parlare con maggiore dettaglio del del già citato Parco Nazionale del Cilento. Si tratta di una immensa area naturale protetta di circa 200.000ettari,dichiarata patrimonio dell’Umanità daall’UNESCO sin dal 1998,al cui interno sono state censite circa 1.800 diverse specie vegetali(tra le quali si menziona la Primula di Palinuro, considerata di interesse comunitario)ed è stata segnalata la presenza di circa 600 specie di animali (tra cui spiccano: l’aquila reale, la volpe, il molosso di Cestoni e numerosissimi tipologie di pipistrelli).Nel Parco per  la sua immensa superficie risulta quasi impossibile la descrizione dei monumenti o gli itinerari da percorrere al suo interno.Ascea risulta ben inserita all’interno di questa sensazionale area verde e che può essere un buon campo base per gite fuori porta all’interno della natura più selvaggia. Ascea dista dal capoluogo provinciale circa 100 Km. resta ben collegata a livello stradale dalla SS 18, SS Tirrenia Inferiore, così come dalla Strada Regionale 447/a, la Strada Regionale 447/b e tante piccole strade che collegano all’intero Cilento. La Stazione Ferroviaria è situata a due Km. dal centro e mette la località in comunicazione con i centri tirrenici più importanti di Calabria e Campania: è inoltre possibile raggiungere la città in aliscafo, partendo dal piorto di Napoli.

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