La Grotta della Cala si apre presso Marina di Camerota. Essa si trova sulla strada costiera ad est dell’abitato.
I primi scavi della Grotta della Cala furono ad opera di A. Palma di Cesnola negli anni 1966-1969. Da allora le ricerche sono proseguite. E sempre in collaborazione fra l’Università di Siena e la Soprintendenza Archeologica di Salerno.
La complessa sequenza stratigrafica della Cala inizia alla base con un deposito marino, esposto per oltre 4 metri, fortemente cementato e costituito in prevalenza da conglomerato. Se ne ipotizza la pertinenza allo stadio isotopico 7.
Questo deposito ha subito, dopo la cementazione, una marcata erosione. Al di sopra della superficie erosa giace la serie continentale antropizzata, con uno spessore totale di circa 3 metri. Le prime tracce di frequentazione umana sono riferibili al Musteriano. Il sedimento è costituito da un’alternanza di stalagmiti e brecce che testimoniano di un clima umido.
L’area in prossimità della Grotta della Cala è occupata da un bosco di caducifoglie (Quercus). Mentre i versanti montuosi più interni ospitano una foresta di conifere (Pinussylvestris). Particolarmente diffusi sono gli Insettivori (Glis). L’industria litica comprende punte e raschiatoi, in buona parte di tecnica levallois. Si tratta molto probabilmente di un Musteriano tipico.
Sopra ai livelli musteriani giace uno spesso strato di concrezione (stalagmite beta), sterile d’industria. Tale strato costituisce la base del Paleolitico superiore. Nella parte più esterna della grotta, sopra beta, si trovano i livelli aurignaziani. Questi datati a 29.800±870 anni BP. La componente più caratteristica dell’industria litica è data dai grattatoi. Essi sono presenti con percentuale superiore al 20%, soprattutto con tipi carenati e a muso. I bulini sono in quantità nettamente inferiore. Inoltre hanno spesso dei biseaux carenati.
Il substrato è molto alto, con molti pezzi scagliati.
Il clima è temperato di tipo mediterraneo. Con un querceto misto nell’area della grotta. E anche qualche specchio d’acqua nella piana costiera antistante.
A tetto dell’Aurignaziano, dopo un periodo di stasi di sedimentazione, si formano i livelli del Gravettiano, con una sequenza articolata su due membri principali. In basso un’alternanza di straterelli sabbiosi e concrezionati. In alto un ammasso di ossa con poco sedimento sabbioso. Si assiste qui ad un primo cambiamento del clima in senso più freddo e soprattutto, più arido.
La foresta lascia ampi spazi aperti, dominati da piante erbacee (Compositae). E si ritira verso le pendici montuose dell’entroterra, dove l’Uomo caccia in prevalenza il Cervo. Questo sarà presente in maggioranza per tutta la sequenza paleolitica successiva. L’industria litica comprende in gran numero bulini, soprattutto su ritocco, dei quali alcuni del tipo noto come “Noailles”. Sono numerose anche punte e lame a dorso, con notevole incidenza dei tipi di dimensioni microlitiche.
Nei livelli di prima occupazione gravettiana si trovano alcune strutture di combustione, come un piccolo focolare a marmitta e cunette riempite di pietre. L’età radiometrica dei livelli ad ossame è intorno ai 27-28 Ka BP, da valutare con prudenza per l’alto valore di sigma delle date.
Il passaggio agli strati soprastanti avviene attraverso una importante lacuna, dal momento che i livelli subito sopra al tetto gravettiano sono datati a circa 16 Ka BP.
Inizia così la sequenza di strati con industria dell’Epigravettiano, di cui manca la parte più antica, in corrispondenza della lacuna, e sono presenti le fasi evoluta e finale.
Vi è una dinamica evolutiva che, su un fondo genericamente gravettoide, vede i bulini diminuire via via verso l’alto mentre crescono i grattatoi; alle punte e lame a dorso, sempre presenti, si aggiungono prima dei dorsi troncati e poi dei triangoli. Questi elementi geometrici caratterizzano la fase finale del processo.
Da un punto di vista climatico, durante l’Epigravettiano l’ambiente è poco diverso da quello visto per il sottostante Gravettiano. Verso i 12 Ka BP vi è però un importante mutamento, sia ambientale che culturale, per cui l’Uomo caccia meno gli Ungulati e comincia a raccogliere Molluschi, prima terrestri e poi marini. La dieta è integrata, nella fase finale dell’Epigravetiano, da numerosi Uccelli.
Possiamo far terminare il ciclo epigravettiano con la stalagmite alfa, in attesa di meglio definire l’industria del soprastante strato F, finora povera e mal conosciuta.
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