In questo articolo vedremo cosa fare a Centola, ubicata a sud della provincia di Salerno , immersa nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Tra le frazioni del comune figura Palinuro, importante località balneare italiana.
Centola è posta sulla zona costiera cilentana, tra i fiumi Lambro e Mingardo, tra le appendici del Monte Rondinella. Con i suoi querceti, uliveti, viti, fichi. Ed il Monte Bulgheria, tra le più belle ed interessanti montagne del Cilento.
Centola detiene molte opere di architettura che rappresentano soprattutto il sacro. Eccone alcune. Convento dei Cappuccini, Chiesa di Santa Chiara D’Assisi, Torre Campanaria risalente all’anno 1100.
E poi architetture civili come Palazzo Baronale Cocozzelli, Palazzo Baronale Lupo, Palazzo Baronale Rinaldi. Ed ancora architetture militari come Castello di San Severino, Castello di Molpa.
Cosa fare a Centola? Le Grotte. Le cavità sinora censite sono Trentadue, di superficie e sommerse. Si articolano in gallerie e sale scavate nella roccia del costone palinurese. Di queste solo alcune sono di attrazione turistica e sfruttate ai fini turistici. Le richiestissime gite in barca alle grotte di Palinuro. Esplorazioni guidate da barconi che dal porto di Palinuro salpano alla volta di queste opere d’arte naturali. Tra le più importanti e conosciute la “Grotta Azzurra“, la “Grotta d’Argento”, la “Grotta dei Monaci” e la “Grotta del Sangue”.
La Grotta Azzurra è la più rappresentativa e visitata nonchè punto di riferimento per gli speleologi e biologi. Un laboratorio biologico in miniatura. In pochi metri si raggruppano variazioni di luci, di idrodinamismo o di apporti trofici che nell’ambiente esterno possono interessare moltissimi metri.
Una caratteristica sono la presenza sui fondali di sorgenti termali da cui sgorgano acque sulfuree. Esse, mescolandosi alle acque marine, generano con i solfobatteri posti sulle superfici rocciose, caratteristiche “nevicate”. Da cui trae ispirazione il nome del famoso antro della grotta noto come “Sala della Neve”. Raggiungibile con immersione subacquea.
La favolosa tradizione delle origini di Palinuro trova, poi, espressione nella “Grotta delle Ossa”, in località Marina di Molpa. Qui è stato rinvenuto il reperto archeologico più antico. Le pareti della grotta sono incrostate di ossa di uomini e animali preistorici. Gli studiosi , per le testimonianze lasciate dagli scrittori, pensavano che appartenesse ai romani. I quali per due volte naufragarono presso questi lidi: una volta durante la prima guerra punica e una volta al tempo di Ottaviano, quando alcuni legni dell’imperatore non riuscirono a riparare nel porto di Palinuro. I morti di entrambe le sciagure, si accumularono, secondo gli esperti, in tre grotte, successivamente ostruite.
Se parliamo di cosa fare a Centola è d’obbligo citare Cala Fetente. Rappresenta la maggiore manifestazione del fenomeno idrotermale di Capo Palinuro. I primi venti metri della parte subaerea della grotta, lunga 300 metri, sono percorribili a piedi fino ad un lungo lago. I vapori di acido solfidrico (classico odore di uovo marcio!) si sentono avvicinandosi , perciò è chiamata Calafetente. L’immersione, a causa della poca luce e dei passaggi molto stretti , risulta molto impegnativa. Non è possibile emergere nel lago in qualsiasi punto.
Cosa fare ancora a Centola? Se non visitare la zona della Molpa!?!
Il nome di Molpa dovrebbe derivare dalla mitologia greca. Secondo quanto cantato da Licofrone, Apollonio, Rodio ed altri poeti greci. Molpè è il nome di una sirena, figlia di Acheloo e della musa Melpomene. Con il nome Molpè, ossia la leggiadra, i greci designavano il fiume Lambro. E quindi per estensione la zona circostante la sua foce, ove sorgeva l’abitato. Secondo studiosi di toponomastica il nome Molpa deriverebbe dal radicale prelatino melp (variante Melf), da significato incerto. Ipotizzando i significati di “colle, altura” o al contrario “concavità del terreno, voragine”, oppure “fango”. Questa radice verbale è molto ricorrente nella toponomastica meridionale e ad essa risalirebbero le origini dei nomi di altre città. Tipo Amalfi, Melfi e Molfetta. Invece nell’Italia centro-settentrionale si riferisce alle origini del fiume laziale Melfa e la città lombarda Melzo.
Le origini. Secondo quanto detto da Diodoro Siculo, Molpa venne fondata verso il 540 a.C. dagli Ioni provenienti dalla città di Focea. In realtà questa zona, Molpa e il vicino Capo Palinuro, era già abitata prima dell’arrivo dei greci, con ogni probabilità dai Tirreni.
Sulla roccia dove sorgeva Molpa sono stati ritrovati molti incavi circolari e rettangolari dove venivano infissi pali per abitazioni in legno. Inoltre sono stati rinvenuti resti di argilla seccata al sole. Oltre che resti di utensili in ossidiana che lasciano pensare che fosse una stazione di commercio con le isole Eolie da cui il materiale proveniva. Ancora nelle grotte sottostanti sono stati ritrovati ossa umane e di animali antidiluviani. Ed anche armi in selce, a dimostrazione che la zona fosse abitata già dall’epoca quaternaria. I ritrovamenti più importanti sono stati rinvenuti nella Grotta Visco, dove gli scavi hanno rilevato la presenza di resti musteriani. Nella Grotta delle Ossa per le pareti incrostate di ossa di uomini e animali.
Molpa in epoca greca. In epoca greca l’abitato di Molpa con quello di Palinuro costituivano la Polis di Pal-Mol. Come da testimonianza del ritrovamento di una moneta in argento con rappresentante la figura di un cinghiale in corsa e l’incisione PAL (Palinuro) da un lato e MOL (Molpa) dall’altro. La colonia, con ogni probabilità dipendeva dalla ricca e potente Sibari. Dalla colonia greca gli scavi hanno portato alla luce resti delle fortificazioni e numerosi oggetti come vasellame, monili, utensili. Che dimostrano di aver attraversato un periodo di benessere economico. La Polis di Pal-Mol durò circa un trentennio e nel 510 a.C. la colonia fu misteriosamente abbandonata. Forse a seguito di una terribile epidemia.
Molpa in epoca romana. In epoca romana Molpa è stata rifondata per motivi strategici. E munita di stazioni di controllo per l’avvistamento di navi Cartaginesi. Successivamente scelta addirittura quale zona di residenza estiva di famiglie patrizie. Secondo alcuni studiosi fu anche residenza dell’imperatore Massimiano. Sopo la rinuncia all’impero del 305 d.C. scelse di restare in questa terra la bellezza dei luoghi e la bontà della produzione di vino. Si ipotizza che nel 420 Molpa abbia dato i natali all’Imperatore Libio Severo. Anche se le fonti ufficiali collocano la sua nascita a Buxentum l’attuale Policastro Bussentino.
In epoca medioevale inizia la decadenza della città di Molpa, dapprima presa dagli Ostrogoti. E poi, durante la guerra gotica, distrutta da Belisario nel 547, generale bizantino. I superstiti si rifugiarono nelle vicinanze presso i vari conventi costituendi piccoli villaggi tuttora esistenti come Centola. Molpa fu rifondata nel secolo XI dai Normanni. Questi rifecero l’abitato sul colle (140 metri sul livello del mare).
Nel 1113 Molpa fu vittima di una prima invasione ad opera dei pirati saraceni. Quindi l’abitato dovette essere fortificato dai Normanni con robuste difese tra cui il Castello della Molpa. Una possente rocca i cui resti ancora oggi sono visibili.
Durante il secolo XII a Molpa si costruisce la chiesa di San Giuliano, di cui ancora oggi si evidenziano alcuni ruderi. Da questi ruderi si deduce che trattasi di una chiesa bizantina costruita da monaci basiliani. Questi scacciati agli inizi dell’VIII secolo dall’Epiro dalla furia delle lotte iconoclaste, trovarono rifugio nel Cilento, accolti dai Longobardi. Ancora oggi si intravedono altre due chiese a pianta triconca. Si tratta dell’antica cattedrale di Policastro Bussentino e la chiesa di San Nicola de Donnis a Padula.
I Normanni amministrarono fino al 1189, dopo si passò sotto la giurisdizione degli Svevi. A cui succedettero gli Angioini fino al 1435, che potenziarono ulteriormente le fortificazioni. I castelli di Palinuro e di San Severino, come una cinta difensiva di estrema importanza strategica nella guerra contro gli Aragonesi. Le difese non resistettero all’invasione dei pirati Saraceni che rasero a suolo il giorno 11 giugno del 1464. Costrigendo gli abitanti alla fuga che si diressero verso Palinuro e Pisciotta. Decretando così la fine dell’abitato di Molpa.
Cosa fare ancora a Centola? Magari vedere le torri costiere.
L’edificazione della torre costiera. Il territorio di Molpa fu acquistato nel 1554, con il territorio di Palinuro e di Pisciotta. Bastarono 17.000 ducati dal nobile spagnolo don Sancio Martinez de Leyna, capitano generale delle regie galee del Regno di Napoli. Egli vi edificò alcune torri costiere per dare protezione alle popolazioni dell’entroterra ed ai naviganti.
La torre di Molpa o della Marinella è sistemata alla foce del fiume Lambro in posizione leggermente sopraelevata rispetto al livello del mare. La collocazione di detta torre aveva lo scopo di ostruire ai pirati saraceni qualsiasi tipo di rifornimento e approdo. I pirati saraceni furono un vero problema per le popolazioni dal momento. Perché si resero colpevoli di numerose drammatiche scorribande in territorio campano e dopo l’incursione del 1464 distrussero la stessa Molpa.
Nel 1546 Pirro Antonio Licterio, ufficiale della Regia Camera della Sommaria, aveva già ipotizzato la possibilità di costruire torri nel territorio di Pisciotta e della Molpa. In sostanza per garantire una maggiore difesa del territorio dall’assalto dei Saraceni e consentirne la rinascita. Occorrendo al de Leyna denari per le spese di fabbrica , guerdia ed armamento, chiese aiuto al vicerè spagnolo. Egli provvedé con un contributo nelle spese da parte della università e terre confinanti, sia dai mercanti che si recavano alla fiera di San Matteo. Inoltre il de Leyla chiese la concessione dei diritti di ancoraggio. Vale a dire una somma da pagare per poter usufruire di suddetti servizi. Tale richiesta ebbe esito negativo e nel 1578 il feudo di Molpa e Palinuro, con Pisciotta, fu venduto per 30.000 ducati a don Camillo Pignatelli, vicerè di Sicilia.
Nel 1583 la proprietà fu venduta dai Pignatelli ad Ettore Maderno di Monteleone. C a sua volta nel 1602 la vendette ad Aurelia della marra, moglie di Cesare Pappacoda. E questa famiglia detenne il feudo di Pisciotta Molpa e Palinuro fino al 1806, intanto divenuto marchesato.
Molpa fu eretta solo in parte e abbandonata ed oggi sono visibili pochi resti informi della parte basamentale, ovviamente a pianta quadrata. Da allora Molpa non è stata mai più rifondata.
Miti e leggende. La leggenda più famosa è rappresentata dalla storia di donna Isabella Villamarino. Protagonista all’età di solo 10 anni, per volere del padre Bernardo, conte di Capaccio, ammiraglio e luogotenente del regno. Isabella sposò il coetaneo Ferrante Sanseverino, prioncipe di Salerno e discendente dei Sanseverino. La prima delle sette grandi Case del Regno di Napoli. Da questo matrimonio di interessi ecco una bellissima storia d’amore interrotta, purtroppo, nel 1552. Quando Ferrante litigò con il vicerè don Pedro de Toledo, che lo accusò di infedeltà all’imperatore Carlo V. Lo sposo condannato a morte ed alla confisca dei beni. Costretto ad abbandonare il Regno di Napoli, non riuscendo a tornare dalla moglie. La quale privata del suo amore si gettò dalla collina della Molpa.
La leggenda dice che il fantasma di donna Isabella si aggiri ancora sulla Molpa in cerca del suo amore. Anche se più legata alla città di Palinuro che alla stessa Molpa non può non essere citata la leggenda del nocchiere Palinuro. Narrata da Virgilio nel suo poema: ENEIDE. Palinuro cadde in acqua e raggiunse la costa dopo tre giorni dove morì ucciso dagli indigeni. Negli anni ’60 , per una giusta collocazione di tutti i reperti archeologici rinvenuti sul territorio, si realizza un edificio a strapiombo sul mare. Nei pressi della cala della Ficocella nasce l’Antiquarium di Palinuro.
Ci sono ancora tante cose da fare a Centola. Come del resto anche tante cose da vedere. Ma ulteriori approfondimenti le lasciamo a voi, una volta giunti in questo località.
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