Nello splendido scenario del Cilento, in particolare dell’antica Magna Grecia, ritroviamo Ascea Marina, frazione di Ascea Capoluogo, che si staglia tra le montagne e un mare splendido, caratteristica peculiare di tutti i paesini balneari cilentani. Straordinaria d’inverno, superlativa d’estate grazie alla miriade di turisti che si accalcano per giungere in questo ridente centro urbano sito praticamente sul mare. La spiaggia di Ascea si estende per quasi 6 km ed è sabbiosa, il che la rende perfettamente fruibile. Di conseguenza le acque del mare sono sempre limpide. C’è spazio anche per gli amanti delle immersioni. Punta Telegrafo infatti presenta numerose scogliere suggestive oltre che varie insenature naturali, diventate col tempo vere e proprie spiaggette a cielo aperto. Sulla Punta Telegrafo è presente inoltre una torre di avvistamento Saracena. Si possono visitare, tra le altre, anche Baia D’Argento e Baia della Rondinella. Luoghi splendidi che ripagheranno ampiamente la visita cilentana.
Ad ogni modo, Marina di ascea non è solo mare e sole. Per gli amanti della storia e dell’archeologia è presente il promontorio di Velia con i suoi resti ancora ben integri.
Marina di Ascea è un paese del Cilento, in particolare nella zona meridionale della Provincia di Salerno. Rientra anche nel territorio del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
Dalla provincia dista circa un’ora e mezza di auto, ma comunque vicina a molti importanti centri della zona, come per esempio Vallo della Lucania e Agropoli. Marina di Ascea è la frazione Marina del Comune di Ascea e si trova appunto sul litorale.
Subito a sud si trova il Comune di Pisciotta, divisi dal torrente Fiumicello. Subito a nord si trova il Comune di Casal Velino.
BREVE SINTESI
Gli scavi di Velia (sito archeologico); Palazzo Alario (Marina di Ascea); Chiesa Madonna del Carmine; Punta Telegrafo con la sua Torre e il Sentiero degli Innamorati; Palazzo Ricci; Portali in pietra; Palazzo villa agricola della Torretta (località Piana); i parchi e i boschi con castagneti, macchia mediterranea, ontani, latifoglie, conifere, eucalipti. Ma l’attrazione principale sono 2: Gli scavi di velia e le spiagge (comode e sabbiose).
Il Sentiero degli Innamorati ad Ascea Marina è uno dei sentieri trekking più amati del Cilento. Un sentiero quasi esclusivamente fatto di gradoni (più che gradini), regala una vista mozzafiato sul Golfo di Velia e Punta del Telegrafo, consentendo di scorgere anche Capo Palinuro. Il Sentiero degli Innamorati si imbocca nei pressi della Scogliera di Marina di Ascea, in località Punta del Telegrafo. Il Sentiero degli Innamorati è stato inaugurato nel 2017 grazie a un’importante opera di riqualificazione del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e del Comune di Ascea. Una passerella in legno che si imbocca presso la Scogliera ne anticipa l’ingresso. L’ingresso del sentiero è visibile grazie ad una insegna ben evidente.
Il sentiero degli Innamorati è di una bellezza unica e si immerge nella macchia mediterranea caratteristica del Cilento, tra sali scendi anche abbastanza impegnativi, per poi regalare viste mozzafiato. Il Sentiero degli Innamorati è lungo circa 2 km e ha un dislivello complessivo di 140 metri. Il sentiero è anticipato, come dicevamo, da ben 12 passerelle e 8 piattaforme in legno che fungono a preservare le dune e la flora della spiaggia della Scogliera di Ascea Marina. Il Sentiero può essere affrontato sia da chi ama il trekking, che dai turisti che vogliano godere di una vista incantevole sul Golfo di Velia. Per giungere in fondo al sentiero sono previste due salite importanti, fatti di gradoni, e relative discese. Sono previsti due punti panoramici, uno per salita. Gli scorci, addentrandosi nella macchia mediterranea del Cilento, sono incantevoli. Quando si giunge in cima però, si resta estasiati da una vista da cartolina. La meta finale del Sentiero degli Innamorati è la torre saracena, conosciuta come Torre del Telegrafo. Una volta giunti alla meta bisogna fare il percorso a ritroso per poter ritornare di nuovo sulla fantastica spiaggia di Ascea Marina.
Il Comune di Ascea sta pensando a un nuovo tratto per poter chiudere ad anello il percorso degli Innamorati. Modifica che renderebbe ancora più suggestivo il percorso.
Ascea ha un profilo storico ben definito, con radici poste molto lontano.
Esistono diverse teorie sull’ori¬gine del toponimo Ascea; l’An¬tonini lo deriva dal greco alpha stria (sine umbra), soleggiato, in contrasto con la natura dei luoghi in età greca, quando la polis era circondata da folti boschi. Non è da escludere piuttosto, che il topo¬nimo derivi da “isacia”, una delle due isole (enotridi) ricordate da Strabone e da Plinio, che erano nel Seno velino, poi sommerse dal suc¬cedersi delle alluvioni.
Il primo insediamento si ebbe intorno al 540 a.C. da coloni focei, che gli diedero il nome di Elea. I Focei, uomini che non accettaro¬no la dominazione persiana, dopo 20 anni di peregrinazioni nel Mediterraneo, scelsero questa col¬lina del Cilento che tanto richia¬mava alla loro mente la terra patria. Costruirono la loro città, la fortificarono, la dotarono di due porti e non combatterono mai alcuna battaglia
Anche con Roma, Elea, divenu¬ta Velia, intrattenne rapporti com¬merciali, politici, culturali, senza perdere la sua autonomia.
Bruto, dopo l’uccisione di Cesa¬re, si rifugiò a Velia e Marcanto¬nio, partito al suo inseguimento, lo attese al largo senza entrare in città. Per la mitezza del clima, l’ospita¬lità e l’alto tenore di vita degli abi¬tanti, Velia divenne meta di nume¬rose personalità, tra le quali Cice¬rone, Paolo Emilio e Orazio. Velia diede i natali a Parmenide, Zeno¬ne ed ospitò Senofone di Colofo¬ne.
I figli di Velia fondarono la scuo¬la “eleatica” che ancora oggi influenza gran parte del pensiero del nostro tempo. Fu anche sede di una scuola di medicina e meta di infer¬mi che accorrevano al suo ascle¬peio per le cure.
La decadenza venne lentamente con l’interramento dei porti, allu¬vioni, incursioni piratesche, la peste, i terremoti. Nei secoli se ne perse persino il ricordo e oggi i resti visi¬tabili sono il 15% dell’intera città.
I documenti dell’Archivio della Badia di Cava ci informano pure dei trasferimenti di famiglie greche di Calabria nel territorio dell’odierno Cilento. Ma il Rohlfs dal cognome “Ascioti” esistente in Calabria argui¬sce che in età medioevale nuclei di Ascea si fossero trasferiti più a sud.
Poiché Ascea era nella baronia di Castellamare della Bruca-Velia, è da presumere che il villaggio fosse sta¬to concesso da Federico li a Gual¬tiero de Cicala. Nel XIV secolo la baronia di Castellamare con i casa¬li di Ascea e Terradura e i Castra di Catona e Torricelle, erano in pos¬sesso di Amelio del Balzo, fedele e consigliere del re.
Successivamente il feudo fu di proprietà di Francesco Sanseverino di Lauria, il cui stemma, a dire del¬l’Antonini, era scolpito a Velia in due punti del castello. Il Sanseve¬rino acquistò la baronia con i casa¬li di Ascea, Terradura e Catona, donandola alla Santa Casa dell’Annunziata di Napoli (che la pos¬sedette fino al ‘700).
Notizie del villaggio si trovano anche nella sentenza della Com¬missione Feudale del 16 agosto 1810, che decise: “1° non esistere la feudalità dell’intero territorio del¬la baronia di Castellammare della Bruca, o sia di Ascea, Terradura e Catona”.
Di Ascea il Giustiniani riporta solo i censimenti del 1648 (fuochi 67 = ab. 335) e del 1669 (fuochi 49 = ab. 245); evidentemente la peste doveva aver inciso abbastan¬za sulla popolazione, se tredici anni dopo mancavano 18 famiglie.
Sei secoli di feudalesimo, caratterizzati da numerosi passaggi di testimone, non concederanno mai più, alla storica città, un ritorno agli antichi splendori.
Oggi Ascea e Marina di Ascea si sono sviluppati come paesi ad alta vocazione turistica