Il Cilento è il Parco Mediterraneo per eccellenza.
Lo è per il suo essere crocevia millenario di Popoli e di civiltà, per la sua eccezionale Natura, per varietà di sistemi ambientali e ricchezza in biodiversità. Ma lo è per le sue rare specie botaniche in via di estinzione, rifugiate sugli impervi dirupi dei monti o sulle ripide falesie costiere a contatto del mare. E ancora per il Lupo appenninico, per la Lontra. Per l’Aquila, per la Tartaruga marina. Per le grotte carsiche frequentate dall’Uomo dalla preistoria e per le antiche fortificazioni normanne. E ancora per le splendide opere d’arte. Nondimeno per le antiche città (probabilmente tra le più belle della Magna Grecia) come Paestum e Velia e per gli splendidi borghi medioevali.
Cilento Parco Mediterraneo!
Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni non è solo wilderness. Ma è la sintesi compiuta dell’integrazione e dell’equilibrio tra l’Uomo e le risorse del suo habitat. E’ la suprema manifestazione dell’opera millenaria e sinergica dell’Uomo e della Natura. Che hanno conferito a questo territorio una sua peculiare identità fisica e culturale.
Un Patrimonio di inestimabile valore, tale da essere ufficialmente candidato, unico Parco Mediterraneo. In particolare come “Bene Misto” nella esclusiva lista dei Beni dell’Umanità dell’UNESCO.
E tale da aver già ricevuto dall’UNESCO stesso il più prestigioso riconoscimento che un territorio possa avere. Vale a dire la immissione nell’esclusivo Programma MAB (Man and Biosphere) come “Riserva”. Affinché sia garantita la conservazione di questo prezioso sistema biogeografico. Permettendo anche alle popolazioni che vivono in questi ambiti, o nelle loro periferie, uno sviluppo sostenibile ed in equilibrio con l’ambiente naturale. E contribuendo altresì a delineare quella sostenibilità ambientale, che oggi è uno dei principali bisogni della società in generale.
Cilento Parco Mediterraneo. Un Patrimonio di inestimabile valore, la cui grande ricchezza è ulteriormente accresciuta delle tradizioni. Dai culti e dai miti, dalla gastronomia (è qui che è nata la dieta mediterranea). E dal profondo senso di accoglienza e di ospitalità delle popolazioni locali. Cui gli incontri e gli scambi millenari con le più diverse Culture hanno insegnato la disponibilità, la generosità, l’importanza dell’incontro e del reciproco scambio di idee e di conoscenze.
Cilento Parco Mediterraneo. Un Patrimonio di inestimabile valore, la cui grande ricchezza è ulteriormente accresciuta delle tradizioni. Dai culti e dai miti, dalla gastronomia (è qui che è nata la dieta mediterranea). E dal profondo senso di accoglienza e di ospitalità delle popolazioni locali. Cui gli incontri e gli scambi millenari con le più diverse Culture hanno insegnato la disponibilità, la generosità, l’importanza dell’incontro e del reciproco scambio di idee e di conoscenze.
Gente aperta. Come ospitale e aperto è questo Parco che da milioni di anni offre riparo a piante, animali ed Uomini. E che da alcuni anni apre metaforicamente le sue “Porte” al mondo intero per un incontro, un viaggio nella bellezza, nella conoscenza, nei più profondi valori umani.
Le Porte del Parco non sono soltanto comode vie d’accesso, sono anche un segno che ci lega al passato. Sono altresì il punto di partenza (o di arrivo) degli antichi tracciati di crinale dei popoli dell’Appennino, dei coloni greci, degli antichi flussi migratori e delle transumanze.
La Porta nord (anche se fuori dai confini amministrativi) è l’antica colonia achea di Poseidonia – Paestum, famosa nel mondo per il suo dorico e per la meraviglia delle sue Tombe Dipinte Lucane. Indicative dell’intima fusione tra l’etnia locale e quella greca.
Da questo luogo si entra nel Parco e, sorpassato Agropoli, si giunge ad Elea – Velia. Quest’ultima fondata dai Focei ed universalmente nota per la Scuola Filosofica Parmenidea. Da qui si può partire alla ricerca della sirena Leucosia e del suo mare. O dei centri medioevali del Monte Stella e del bacino del fiume Mento. E ancora si può visitare il complesso Basiliano di Pattano. Oppure immergersi nel verde dei castagneti e dei faggeti verso la cima del Monte Sacro – Gelbison.
Guardando oltre ci sono i calcarei della Porta degli Albumi. Singolare massiccio calcareo ricco di grotte ed inghiottitoi naturali. Ma anche ricco di specie animali e vegetali rarissimi. Da qui si può continuare nella ricerca delle nostre origini, sulle tracce dell’Uomo del Paleolitico medio.
Percorrendo il territorio degli Alburni ci appariranno assolati paesaggi mediterranei che sfumano verso il verde dei faggeti appenninici. Troveremo profonde ed incantevoli grotte come quelle di Castelcivita. Nelle cui stratificazioni sono impressi i segni dell’Uomo preistorico, sculture rupestri come l’inquietante “Antece” di Costa Palomba. E ancora ponti romani e mulini ad acqua su incantevoli cascate. Paesi medioevali cresciuti su insediamenti lucani e ville romane. Nondimeno l’ottocentesca Roscigno Vecchia, abbandonata all’improvviso per il timore di una frana mai verificatasi, in cui il tempo sembra essersi magicamente fermato.
Ed eccoci sul versante Sud-Est., ove la Porta del Vallo di Diano si apre verso il Monte Cervati. Questa è la vetta più alta del Parco e dell’intero sistema appenninico campano.
Ci accolgono splendidi paesi di montagna. Come Piaggine, Laurino, Sanza e Morigerati. Con le loro rocche, piazze, torri e castelli. Come ad esempio quello di Teggiano, restaurato e sede di mostre ed attività varie.
Qui, nel cuore del Parco, scorrono limpide acque regno della Lontra. Si possono osservare fenomeni naturali inenarrabili ed unici. Come lo spettacolo delle risorgive del fiume Bussento. Che, dopo essere inghiottito a monte da trappole carsiche, rinasce fragorosamente negli scuri meandri di una grotta alla base di una profonda gola. In tale grotta sono evidenti fenomeni di “inversione climatica”. Si originano particolari microclimi che permettono la vita di peculiari piante ed animali in un paesaggio da foresta amazzonica.
Nel quadrante sud-occidentale del Parco si erge, sul mare del Golfo di Policastro, la Porta del Monte Bulgheria. E’ un bastione calcareo ricoperto da boschi mediterranei e coronato da pascoli profumati dalla Lavanda. Da qui l’accesso ad uno dei più suggestivi tratti costieri del Mediterraneo. Vale a dire il litorale compreso tra Scario, Marina di Camerota e il mitico Capo Palinuro. Nelle grotte scavate nelle falesie a picco sul mare ritroviamo altre tracce intatte dell’uomo del Paleolitico. E, al di sopra di esse, le torri di avvistamento normanne. E’ qui che in poche stazioni rifugio vive la rara Primula di Palinuro (Primula palinuri Petagna), endemismo botanico simbolo del Parco.
Dalla costa, attraverso vari itinerari, è possibile spingersi all’interno. Risalendo, ad esempio, il fiume Mingardo e le sue Gole fino al borgo medioevale abbandonato di S. Severino di Centola. Oppure è possibile visitare Camerota e i suoi terrazzamenti “fortificati”, il Monte Bulgheria o le aree archeologiche di Roccagloriosa.
Cilento Parco Mediterraneo! Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni ha dunque aperto le sue Porte per dare libero accesso alle sue ricchezze, ai suoi sapori, ai suoi profumi. Per riscoprire l’equilibrio con la Natura e fondersi con essa, per ritrovare il senso di tradizioni ancora vive.
Infine ecco un consiglio! Trovate il tempo e immergetevi in questo meraviglioso territorio. Il Parco Nazionale del Cilento. Non vi resta che organizzarvi e farvi emozionare!
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