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cilento località: Marina di Ascea

Nello splendido scenario del Cilento, in particolare dell’antica Magna Grecia, ritroviamo Ascea Marina, frazione di Ascea Capoluogo, che si staglia tra le montagne e un mare splendido, caratteristica peculiare di tutti i paesini balneari cilentani. Straordinaria d’inverno, superlativa d’estate grazie alla miriade di turisti che si accalcano per giungere in questo ridente centro urbano sito praticamente sul mare. La spiaggia di Ascea si estende per quasi 6 km ed è sabbiosa, il che la rende perfettamente fruibile. Di conseguenza le acque del mare sono sempre limpide. C’è spazio anche per gli amanti delle immersioni. Punta Telegrafo infatti presenta numerose scogliere suggestive oltre che varie insenature naturali, diventate col tempo vere e proprie spiaggette a cielo aperto. Sulla Punta Telegrafo è presente inoltre una torre di avvistamento Saracena. Si possono visitare, tra le altre, anche Baia D’Argento e Baia della Rondinella. Luoghi splendidi che ripagheranno ampiamente la visita cilentana.

Ad ogni modo, Marina di ascea non è solo mare e sole. Per gli amanti della storia e dell’archeologia è presente il promontorio di Velia con i suoi resti ancora ben integri.

Marina di Ascea è un paese del Cilento, in particolare nella zona meridionale della Provincia di Salerno. Rientra anche nel territorio del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.

Dalla provincia dista circa un’ora e mezza di auto, ma comunque vicina a molti importanti centri della zona, come per esempio Vallo della Lucania e Agropoli. Marina di Ascea è la frazione Marina del Comune di Ascea e si trova appunto sul litorale.

Subito a sud si trova il Comune di Pisciotta, divisi dal torrente Fiumicello. Subito a nord si trova il Comune di Casal Velino.

Ascea ha un profilo storico ben definito, con radici poste molto lontano.

Esistono diverse teorie sull’ori¬gine del toponimo Ascea; l’An¬tonini lo deriva dal greco alpha stria  (sine umbra), soleggiato, in contrasto con la natura dei luoghi in età greca, quando la polis era circondata da folti boschi. Non è da escludere piuttosto, che il topo¬nimo derivi da “isacia”, una delle due isole (enotridi) ricordate da Strabone e da Plinio, che erano nel Seno velino, poi sommerse dal suc¬cedersi delle alluvioni.

Il primo insediamento si ebbe intorno al 540 a.C. da coloni focei, che gli diedero il nome di Elea. I Focei, uomini che non accettaro¬no la dominazione persiana, dopo 20 anni di peregrinazioni nel Mediterraneo, scelsero questa col¬lina del Cilento che tanto richia¬mava alla loro mente la terra patria. Costruirono la loro città, la fortificarono, la dotarono di due porti e non combatterono mai alcuna battaglia

Anche con Roma, Elea, divenu¬ta Velia, intrattenne rapporti com¬merciali, politici, culturali, senza perdere la sua autonomia.

Bruto, dopo l’uccisione di Cesa¬re, si rifugiò a Velia e Marcanto¬nio, partito al suo inseguimento, lo attese al largo senza entrare in città. Per la mitezza del clima, l’ospita¬lità e l’alto tenore di vita degli abi¬tanti, Velia divenne meta di nume¬rose personalità, tra le quali Cice¬rone, Paolo Emilio e Orazio. Velia diede i natali a Parmenide, Zeno¬ne ed ospitò Senofone di Colofo¬ne.

I figli di Velia fondarono la scuo¬la “eleatica” che ancora oggi influenza gran parte del pensiero del nostro tempo. Fu anche sede di una scuola di medicina e meta di infer¬mi che accorrevano al suo ascle¬peio per le cure.

La decadenza venne lentamente con l’interramento dei porti, allu¬vioni, incursioni piratesche, la peste, i terremoti. Nei secoli se ne perse persino il ricordo e oggi i resti visi¬tabili sono il 15% dell’intera città.

I documenti dell’Archivio della Badia di Cava ci informano pure dei trasferimenti di famiglie greche di Calabria nel territorio dell’odierno Cilento. Ma il Rohlfs dal cognome “Ascioti” esistente in Calabria argui¬sce che in età medioevale nuclei di Ascea si fossero trasferiti più a sud.

Poiché Ascea era nella baronia di Castellamare della Bruca-Velia, è da presumere che il villaggio fosse sta¬to concesso da Federico li a Gual¬tiero de Cicala. Nel XIV secolo la baronia di Castellamare con i casa¬li di Ascea e Terradura e i Castra di Catona e Torricelle, erano in pos¬sesso di Amelio del Balzo, fedele e consigliere del re.

Successivamente il feudo fu di proprietà di Francesco Sanseverino di Lauria, il cui stemma, a dire del¬l’Antonini, era scolpito a Velia in due punti del castello. Il Sanseve¬rino acquistò la baronia con i casa¬li di Ascea, Terradura e Catona, donandola alla Santa Casa dell’Annunziata di Napoli (che la pos¬sedette fino al ‘700).

Notizie del villaggio si trovano anche nella sentenza della Com¬missione Feudale del 16 agosto 1810, che decise: “1° non esistere la feudalità dell’intero territorio del¬la baronia di Castellammare della Bruca, o sia di Ascea, Terradura e Catona”.

Di Ascea il Giustiniani riporta solo i censimenti del 1648 (fuochi 67 = ab. 335) e del 1669 (fuochi 49 = ab. 245); evidentemente la peste doveva aver inciso abbastan¬za sulla popolazione, se tredici anni dopo mancavano 18 famiglie.

Sei secoli di feudalesimo, caratterizzati da numerosi passaggi di testimone, non concederanno mai più, alla storica città, un ritorno agli antichi splendori.

Oggi Ascea e Marina di Ascea si sono sviluppati come paesi ad alta vocazione turistica

BREVE SINTESI

Gli scavi di Velia (sito archeologico); Palazzo Alario (Marina di Ascea); Chiesa Madonna del Carmine; Punta Telegrafo con la sua Torre e il Sentiero degli Innamorati; Palazzo Ricci; Portali in pietra; Palazzo villa agricola della Torretta (località Piana); i parchi e i boschi con castagneti, macchia mediterranea, ontani, latifoglie, conifere, eucalipti. Ma l’attrazione principale sono 2: Gli scavi di velia e le spiagge (comode e sabbiose).

Palazzo Alario: edificato all’inizio del 1800.

Chiesa Madonna del Carmine: la chiesa è posta sulla sommità di una collina che spazia sulla valle di Velia.

Torre del telegrafo: torre di avvistamento afcente parte del sistema difensivo realizzato tra il 1500 e il 1600 per difendersi dalle incursioni dei pirati saraceni.

Palazzo Ricci: l’epoca di costruzione del Palazzo Ricci è da indicare ai primi anni del 1800. La scala si svolge su arcate in un lato ed immette su due loggioni. Il cortile è scoperto e su un lato la parete è cieca. Cortile e scala con portone formano una struttura a teatro con cavea, platea e loggioni.

Portali in pietra: importanti portali in pietra selciata ornano diversi portoni.

Palazzo Villa Agricola della Torretta (località Piana): è una struttura del 1400, situata a Velia tra i Vignali e Piano del Pero. Più volte si è pensato di ristrutturarlo ed adibirlo a museo.

L’attrazione più importante di Ascea sono gli Scavi di velia. Il Parco archeologico di velia comprende la parte centrale della città antica e non l’intera superficie, di notevole estensione, racchiusa all’interno della cinta muraria. All’interno della cinta muraria esistono delle riparazioni che delimitano quartieri diversi.

Il quartiere meridionale, dove sono visibili ampi tratti del muro di cinta con la Porta Marina e dove si conservano spettacolari testimonianze riferibili ad epocaq romano-imperiale. Troviamo inoltre un complesso termale. In prossimità di quest’ultimo si percorre una strada che risale fino alla Porta Rosa. Ma c’è ancora molto altro: centri abitati o quartieri, teatro, chiesetta, santuario, torre di Castelluccio.

Porta Rosa è una costruzione del IV secolo a.C., ritrovata nell’area archeologica magnogreca di Elea-Velia[1]), che costituisce il più antico esempio di arco a tutto sesto in Italia[2]. Più che una porta, Porta Rosa era un viadotto che collegava le due sommità naturali dell’acropoli di Elea: è assente, ad esempio, ogni traccia di cardini. La sua vera natura di viadotto fu scoperta solo a scavi ultimati, quando il nome era già stato attribuito. L’arco, in undici conci di pietra arenaria, oltre a quella di viadotto, svolgeva la funzione di contenimento delle pareti della gola che collegava. Attorno al III secolo a.C. l’arco fu ostruito e l’intera struttura interrata, per opera presumibilmente di una frana o perché l’apertura costituiva un punto debole nella difesa della città. L’interramento ne ha probabilmente permesso la perfetta conservazione. Porta Rosa fu riportata alla luce l’8 marzo 1964 dall’archeologo Mario Napoli[3], il quale la battezzò “Rosa” in omaggio al nome della propria moglie[4], sorella dell’archeologo Alfonso De Franciscis.

L’area fu chiusa nel 2009 per la caduta di un masso; è stata riaperta nell’agosto 2011 dopo la messa in sicurezza del costone che la sovrasta[5]. Le misure con cui fu realizzata sono quelle osco-italiche, in uso in tutto il territorio italico, Etruria compresa, fino alla Lucania. Le misure italiche furono usate dall’antichità fino al IV sec. a.C. Poi dal IV fino al II a.C., in ossequio alla classicità, furono adottate le misure della Grecia classica. Dal II a.C. infine fu usata la nuova misura romana, non inventata ex novo (perché gli italici degli Appennini seguitarono a usare sempre la loro misura anche tra i IV e il II sec. a.C.), ma “creata” facendo tre medie matematiche: 1) tra la misura italica e quella greca antica; 2) tra la misura italica e quella greca classica; 3) infine facendo la media tra (1) e (2). L’approssimazione è di 0,0014 sicilicus, quindi quasi zero.

Il fiore all’occhiello di Elea-Velia è stata con ogni probabilità la sua Scuola Filosofica presocratica, fondata da Parmenide e portata avanti da Zenone. E proprio al filosofo greco è dedicata un’altra struttura particolarmente rappresentativa di Ascea: stiamo parlando del suo particolarissimo Museo del Paradosso, inaugurato nel 2015 dalla Fondazione Alario, una ONLUS fondata dall’ultimo discendente di una nota famiglia cilentana che opera nel campo della promozione culturale, dello sviluppo locale, della ricerca e della formazione.

Il museo è ispirato proprio alla Scuola di Elea ed alla profondità dei paradossi di Zenone: nasce con l’intento di accogliere opere di artisti minorenni che si ispirino al tema del paradossale ed il suo sviluppo è aiutato dal concorso locale “Pensare per paradossi”, lanciato a partire dal 2013.

Detto ciò Ascea è una località turistica rinomata non solo per la sua cultura: la sua Marina (già di per sé la frazione più popolata del comune) viene infatti letteralmente presa d’assalto ogni estate grazie alla qualità del suo litorale e non a caso da anni le sue spiagge conseguono l’ambita Bandiera Blu della FEE, un riconoscimento che premia le località costiere europee che soddisfino criteri di qualità relativi sia alle acque di balneazione che ai servizi offerti a coloro che visitano la spiaggia.

Le spiagge di Ascea Marina sono composte principalmente da sabbia dorata, orlata da macchia mediterranea ed ulivi. Una delle aree più suggestive del litorale è quella della Punta del Telegrafo, una scogliera che delimita l’estremità dell’arenile all’interno di una piccola insenatura; alle sue spalle si trovano le deliziose Baia d’Argento e Baia della Rondinella, raggiungibili solo via mare.

Al contrario, all’estremità sud dell’abitato della Marina troviamo formazioni dunali all’interno delle quali, durante l’estate, fiorisce il bellissimo giglio di mare (specie tutelata dal divieto di raccolta). Se si parla di scenari naturali è poi opportuno tornare a parlare con maggiore dettaglio del già citato Parco Nazionale del Cilento. Si tratta di una gigantesca area naturale protetta di quasi 200.000 ettari, dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO dal 1998, al cui interno sono state censite circa 1.800 diverse specie vegetali (tra le quali va ricordata per lo meno la Primula di palinuro, considerata di interesse comunitario) ed è stata segnalata la presenza di circa 600 specie di animali (tra cui spiccano l’aquila reale, la volpe, il molosso di Cestoni e numerosissime tipologie di pipistrelli).

La superficie del Parco è davvero sconfinata ed è quasi impossibile ridurre a poche righe il numero di monumenti racchiusi al suo interno, o anche quello di itinerari che varrebbe la pena di percorrere. Basti dire che Ascea è perfettamente inserita all’interno di questa sensazionale area verde e che può essere un buon campo base per gite fuori porta all’interno della natura più selvaggia.

Non è difficile arrivare ad Ascea, la cui distanza dal capoluogo provinciale rasenta i cento chilometri. Ascea è ben collegata a livello stradale dalla SS 18, Strada Statale Tirrenia Inferiore, così come dalla Strada Regionale 447/a, la Strada Regionale 447/b ed ovviamente un discreto numero di strade minori che la collegano ad altri importanti centri del Cilento. La stazione ferroviaria di Ascea si trova a due chilometri dal centro e mette la località in comunicazione con i centri tirrenici più importanti di Calabria e Campania; è inoltre possibile raggiungere la città in aliscafo, partendo dal porto di Napoli.

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