Campane che creano paesaggi sonori. Il vivere e il soggiornare all’interno di un territorio unico come il Cilento. Area che rientra nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. E’ un vivere che si caratterizza di un particolare rapporto uomo-natura. Di ritmi, rituali e tradizioni associative che regolano e hanno regolato nel tempo il dimorare in un luogo. Ma che influenzato anche la strutturazione stessa degli insediamenti abitativi e produttivi.
Negli anni scorsi sono stati fatti studi ed approfondimenti. Molti di essi promossi dal Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Relativamente alle campane e al paesaggio sonoro del Cilento. Alla sovrapposizione dei suoni delle campane nel Cilento. Ma anche ai punti di ascolto, alla Montagna Sacra del Cilento (il Monte Stella).
Vediamo un po’ a quali conclusioni si è giunti!
Prima del diffondersi della civiltà industriale, al di fuori delle aree urbane, ben pochi erano i suoni di produzione umana. Quelli in grado di gareggiare per intensità con quelli naturali. Le grida di venditori ambulanti, i richiami dei pastori, i canti di questua. Il rumore delle macine dei mulini e delle ruote dei carri. E ancora il battere di fabbri e maniscalchi, il suono delle campane.
Le campane cominciano a diffondersi in Europa intorno al VIII secolo. Ed assumono ben presto un ruolo fondamentale nell’ambito degli insediamenti. Universalmente adoperate a scopo apotropaico in varie fogge e materiali.
La funzione delle campane diviene di particolare importanza proprio nella vita quotidiana dei campi. Dove esse scandiscono i tempi delle giornate di lavoro dei contadini. I rintocchi, opportunamente codificati (a martello, a morto, a stormo, etc.) trasmettono poi con grande efficacia alla comunità le informazioni più importanti della vita associata. Chiamando i fedeli (cioè la popolazione tout court) a partecipare di volta in volta alla difesa del villaggio da qualche pericolo. Ma anche allo svolgimento di funzioni religiose, alla festa.
Il campanile, centro del villaggio, lo rappresenta nel paesaggio visivo delle campagne. Diventando talvolta ragione di vanto e di competizione con gli abitati vicini.
Il tutto il mondo cattolico la parrocchia è definibile come “lo spazio acustico delimitato dalla portata del suono della campana”. Così è stato autorevolmente affermato.
La fitta disposizione dei piccoli centri comporta un altro aspetto rilevante. Sulle pendici del Monte Stella, quest’elemento unificatore della comunità dei credenti, orologio e mass-medium, risuona nei tanti campanili. Con ampie sovrapposizioni di più segnali, che si rimandano l’un l’altro.
Nella quotidianità, la profonda identificazione delle singole comunità in una collettività più ampia, trova quindi manifestazione nel paesaggio sonoro. Questo aspetto vede protagonisti i rintocchi delle campane. La fitta sequenza circolare di sovrapposizioni ricopre le falde del monte. Data la notevole vicinanza dei centri. E arrivando fino a sette sovrapposizioni per una stessa area. Questa ridondanza di segnali, paragonabile a quella che si riscontra in una città dalle molte chiese, ricopre la montagna. E raccoglie anche i suoi villaggi sotto un’unica coltre sonora.
Oggi c’è un crescente affermarsi dei suoni elettromeccanici. Ma la forza di coesione del sistema territoriale del Monte Stella è ancora rappresentata nel paesaggio sonoro della vigorosa voce del bronzo. Questa, dall’alto dei campanili affacciati sulle valli, “… non vede e non sente / chiama la gente”. Così dice un’antica filastrocca tradizionale!
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