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Boschi a prevalenza di castagno

Boschi a prevalenza di castagno

Boschi a prevalenza di castagno

Tra le peculiarità del territorio cilentano si annoverano senz’altro i Boschi a prevalenza di castagno. Ci riferiamo a zone collinari e montane.

Il castagno (Castanea sativa) è una specie coltivata ormai diffusamente e da tempo immemorabile. Tanto che anche i popolamenti in apparenza più selvatici possono essere sospettati di naturalizzazioni derivanti da colture passate. La forma di coltura prevalente è il cosiddetto castagneto da frutto. Ma molto diffusi risultano anche i cedui di castagno coltivati per la produzione di piccola paleria e legna da ardere.

Anche il genere Castanea si inserisce nella grande famiglia delle Fagacee. Il cui unico esemplare europeo è rappresentato proprio dal nostro castagno.

Boschi a prevalenza di castagno. E allora vediamo qualche dettaglio in più!

Il castagno presenta esigenze di temperatura proprie delle stazioni sopra-mediterraneee. Infatti è una specie piuttosto esigente in calore. E per questo non tollera temperature medie annue inferiori a 8°C e temperature medie del mese più freddo inferiori a –2°C. Per un suo normale sviluppo sono poi necessari almeno 6 mesi con temperatura superiore a 10°C.

Il limite verso la fascia mediterranea è rappresentato dall’aridità, in quanto gli sono necessari almeno 600 mm di pioggia annui. La siccità influisce notevolmente sulla fruttificazione. Ma d’altro canto l’eccessiva piovosità favorisce attacchi fungini e disturba la fase di impollinazione. La siccità estiva è tollerata se il suolo presenta una struttura tale da garantire un bilancio idrico sufficiente a conservare l’umidità incamerata in precedenza.
Avendo un apparato radicale con forte esigenza di respirazione sono mal tollerati i terreni troppo limosi o argillosi. Ma anche quelli con ristagno d’acqua, che facilitano l’attacco da parte di Pytophtora cambivora e P. cinnamomi. E in particolare gli agenti del mal dell’inchiostro, che oggi rappresenta, insieme a Endothia parasitica, agente del cosiddetto cancro corticale, ancora una grave minaccia per la coltura della specie.

Tale specie arborea ama pertanto i terreni sciolti . Emal si adatta a quelli di natura calcarea. Inoltre trova il suo optimum in corrispondenza di suoli neutri o sub-acidi, ricchi di humus e di basi tra le quali molto importante è il potassio. Il castagno è mediamente esigente di luce, allo stato di semenzale tollera l’ombra. Allo stato di giovane bosco denso, come è il caso dei cedui, non si verifica una forte selezione come succede per le querce. Per questo sono sovente necessari interventi di diradamento.

Il castagno però non riesce ad esercitare concorrenza nei confronti dei carpini o delle altre specie del querceto. E anche nei confronti del faggio. E questo è dovuto al fatto che entra in fogliazione più tardi. Allorché conquista il territorio il castagno crea una copertura piuttosto densa. Che però nel tempo, accrescendosi rapidamente in altezza, va via via diradandosi lasciando penetrare molta luce diffusa. I boschi di castagno possono essere quindi esposti all’invasione di altre specie.

Boschi a prevalenza di castagno. La distribuzione della specie sul territorio italiano rivela come sede di massima produzione del castagneto da frutto proprio la Campania. Dove si segnalano anche cedui di elevata produttività. Alcune zone del Cilento sono caratterizzate da boschi di castagno. Molti dei quali risultano coltivati.

Il bosco di castagno nasce come “cenosi di sostituzione” di querceti di rovere o di cerro e rovere. Nell’Italia Meridionale i boschi della specie sostituiscono le cenosi tipiche delle stazioni mesiche a flora di tipo orientale. Caratterizzate da cerro, farnetto, carpino orientale e ontano napoletano.

Nei castagneti da frutto la flora più comune del sottobosco è caratterizzata da specie acidofile. Quali erica arborea, erica scoparia, felce aquilina. E ancora luzula, festuca, mirtillo, etc. Nei boschi mesici tipici dell’Italia Meridionale il sottobosco si popola di graminacee mesofile ed erbe a foglia larga. I cedui, invece, godendo di una copertura più densa, sono accompagnati dalle erbe a foglia bassa che troviamo in parte anche nei faggeti mesofili. Quali geranio nodoso, geranio robertiano, etc.
In Campania generalmente il castagneto da frutto è una fustaia di piante di castagno. Mentre i cedui di castagno sono coltivati per la produzione di legna da ardere o piccola paleria.

La fustaia di castagno generalmente viene governata a tagli successivi. In modo da evitare la eccessiva scopertura del terreno ed il conseguente rischio di introduzione di altre specie o infestanti. Il turno di una fustaia di castagno è intorno ai 100-110 anni.

Il ceduo di castagno è una forma di governo che ben si presta per la specie in virtù della sua elevata facoltà pollonifera. Essa può durare fino a 100 anni ed oltre. Inoltre, v’è da notare che, in caso di attacco da cancro corticale, le piante se recise tempestivamente ributtano in modo vigoroso. Ed i polloni risultano capaci di reagire ad ulteriori attacchi. Per questo il ceduo di castagno viene ritenuta una coltura molto più sicura della fustaia.

L’accrescimento in altezza dei polloni di castagno è molto rapido inizialmente, poi segue una fase di rallentamento. Un ceduo avente un’età di 20 anni circa nell’optimum di fertilità arriva all’altezza di 17-18 m. Mentre per cedui di fertilità medio-buona le altezze oscillano sui 13-16 m. Cedui scadenti arrivano comunque a 9-12 m. Gli incrementi di massa medi a 20 anni si attestano sui 14-16 m3 ad ettaro per fertilità ottime. E sui 5-7 mc per fertilità scadenti.

I turni per i cedui di castagno sono variabili in relazione alle produzioni cui sono destinati. Si va dai turni brevi di 10-16 anni per la produzione di piccola paleria. A turni medio-lunghi di 18-24 anni.
L’orientamento odierno è però quello di adottare turni di circa 20 anni che consentano l’ottenimento di prodotti aventi buone dimensioni pur mantenendo la caratterizzazione del popolamento a ceduo.

Nel ceduo di castagno, non istaurandosi una forte competizione tra i polloni sulle ceppaie, è indispensabile intervenire con diradamenti dal basso che favoriscano i polloni migliori. Ma che non siano molto intensi per evitare il ricaccio di ulteriori polloni sulle ceppaie. Generalmente il diradamento si effettuerà in corrispondenza di un’età pari a circa la metà del turno adottato.

Boschi a prevalenza di castagno. Vediamo qualche ultima particolarità.

Il rilascio di matricine nei cedui di castagno, secondo le prescrizioni di massima e di polizia forestale, può attestarsi sui 40 esemplari ad ettaro recidibili al turno seguente. Tale modesta cautela è giustificata dal fatto che i cedui di castagno rispetto alle querce hanno ceppaie che si mantengono più a lungo vitali. E che anche i polloni possono produrre un’aliquota di seme. Diffuso è anche il ceduo disetaneo trattato a sterzo con periodo di curazione piuttosto breve dell’ordine di 8-10 anni. Con tagli concentrati sul diradamento dei gruppi di pertiche e di polloni medi, ed utilizzando tutti i polloni grossi.

In queste righe abbiamo approfondito i boschi a prevalenza di castagno. Ma il Cilento è caratterizzato da un territorio variegato. Oltre i boschi del Cilento si apprezza anche altro. Montagne, colline, pianure. Litorali, fiumisorgenti.

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