Ecco Ascea, un importante paese a vocazione turistica del Cilento.
Ascea è un Comune autonomo che si trova nella zona del Basso Cilento. Ma anche diverse frazioni (Catona, Mandia, Baronia, Stampella, Marina di Ascea, Terradura).
Vi diciamo subito alcune cose che vale la pena vedere: i Beni architettonici.
Torre del Telegrafo: Torre di avvistamento facente parte del sistema difensivo realizzato tra il 1500 e il 1600 per difendersi dalle incursioni dei pirati saraceni.
Palazzo Ricci: L’opera di costruzione del Palazzo Ricci è da indicare ai primi anni del 1800. La scala si svolge su arcate in un lato ed immette su due loggioni. Il cortile è scoperto e su un lato la parete è cieca. Cortile e scala con portone formano una struttura a teatro con cavea, platea e loggioni.
Palazzo Villa Agricola della Torretta (località Piana): E’ una struttura del 1400, situata a Velia tra la Località Vignali e la Località Piano del Pero.
Chiesa Madonna del Carmine: La chiesa è posta sulla sommità di una collina che spazia sulla valle di Velia.
Ma soprattutto occorre citare la cosa più importante: il Parco Archeologico. La città antica occupava una superficie di circa 90 ettari ed era organizzata in quartieri posti lungo il declivio naturale di una collina. La visita al Parco inizia dal settore meridionale della città e l’ingresso avviene da Porta Marina Sud, difesa da una possente torre quadrata.
Esistono diverse teorie sull’origine del toponimo Ascea. L’Antonini lo deriva dal greco alpha skia = (sine umbra), soleggiato, in contrasto con la natura dei luoghi in età greca, quando la polis era circondata da folti boschi. Non è da escludere piuttosto, che il toponimo derivi da “isacia”, una delle due isole (enotridi) ricordate da Strabone e da Plinio, che erano nel seno velino. Poi sommerse dal succedersi delle alluvioni.
Il primo insediamento si ebbe intorno al 540 a.C. da coloni focei, che gli diedero il nome di Elea. I Focei, uomini che non accettarono la dominazione persiana, dopo 20 anni di peregrinazioni nel Mediterraneo, scelsero questa collina del Cilento che tanto richiamava alla loro mente la terra patria. Costruirono la loro città, la fortificarono. Inoltre la dotarono di due porti e non combatterono mai alcuna battaglia.
Anche con Roma, Elea, divenuta Velia, intrattenne rapporti commerciali, politici, culturali, senza perdere la sua autonomia.
Bruto, dopo l’uccisione di Cesare, si rifugiò a Velia e Marcantonio, partito al suo inseguimento, lo attese al largo senza entrare in città. Ecco le peculiarità: la mitezza del clima, l’ospitalità e l’alto tenore di vita degli abitanti. Per questi motivi Velia divenne meta di numerose personalità, tra le quali Cicerone, Paolo Emilio e Orazio. Velia diede i natali a Parmenide, Zenone ed ospitò Senofane di Colofone.
Ascea Cilento … una storia di grande importanza.
I figli di Velia fondarono la scuola “eleatica” che ancora oggi, influenza gran parte del pensiero del nostro tempo. Fu anche sede di una scuola di medicina. E inoltre meta di infermi che accorrevano al suo asclepeio per le cure.
La decadenza venne lentamente con l’interramento dei porti, alluvioni, incursioni piratesche, la peste, i terremoti. Nei secoli se ne perse persino il ricordo e oggi i resti visitabili, sono il 15% dell’intera città.
I documenti dell’Archivio della Badia di Cava ci informano pure dei trasferimenti di famiglie greche di Calabria nel territorio dell’odierno Cilento. Ma il Rohlfs dal cognome “Ascioti” esistente in Calabria arguisce che in età medioevale nuclei di Ascea si fossero trasferiti più a sud. Ascea era nella baronia di Castellamare della Bruca-Velia. E per questo è da presumere che il villaggio fosse stato concesso da Federico II a Gualtiero de Cicala. Nel XIV secolo la baronia di Castellamare con i casali di Ascea e Terradura e i Castra di Catona e Torricelle, erano in possesso di Amelio del Balzo, fedele e consigliere del re.
Successivamente il feudo fu di proprietà di Francesco Sanseverino di Lauria, il cui stemma, a dire dell’Antonini, era scolpito a Velia in due punti del castello. Il Sanseverino acquistò la baronia con i casali di Ascea, Terradura e Catona, donandola alla Santa Casa dell’Annunziata di Napoli (che la possedette fino al ‘700).
Notizie del villaggio si trovano anche nella sentenza della Commissione Feudale del 16 agosto 1810, che decise: “1° non esistere la feudalità dell’intero territorio della baronia di Castellammare della Bruca, o sia di Ascea, Terradura e Catona”.
Di Ascea il Giustiniani riporta solo i censimenti del 1648 (fuochi 67 = ab. 335) e del 1669 (fuochi 49 = ab. 245). Evidentemente la peste doveva aver inciso abbastanza sulla popolazione, se tredici anni dopo mancavano 18 famiglie.
Ecco Ascea Cilento dal punto di vista balneare!
Il Comune di Ascea è caratterizzato da un tratto di costa pressoché lineare e sabbioso. Le spiagge risultano facilmente raggiungibili con la strada lungomare e si presentano ampie, i fondali sono sabbiosi e la profondità non aumenta troppo velocemente. Per tali motivi le spiagge di Ascea, che si trovano a Marina di Ascea e nelle sue prossimità, sono adatte a famiglie con bambini.
La sabbia si presenta mediamente soffice e dorata, le spiagge in alcuni punti orlate da vegetazione costituita da ulivi e macchia mediterranea. Sull’estremità sud il litorale sabbioso termina in una piccola insenatura delimitata da una scogliera denominata Punta del Telegrafo. Qui si trovano particolari cale costituite da scogli e raggiungibili solo via mare.
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