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Aspetti geologici di Alfano | Blog | CilentoShop.it
Aspetti geologici di Alfano
Aspetti geologici di Alfano

Aspetti geologici di Alfano

Aspetti geologici di Cuccaro Alfano, un paese del Basso Cilento con tante peculiarità.

Il territorio di Alfano, sebbene di modeste dimensioni, vanta una grande distesa boschiva. E questa è popolata da cinghiali, volpi, martore, lepri. Dove la vegetazione dominante è quella tipica della macchia mediterranea con querce, roverelle, corbezzoli, eriche e ginestre. Oltre che alberi da frutta e uliveti. Corsi d’acqua, come il fiume Mingardo, ospitano numerose specie ittiche.

Ma vediamo gli aspetti geologici di Alfano, e più in generale del territorio del Basso Cilento.

Questo ambito territoriale, sotto l’aspetto geologico, rientra nel settore meridionale della cosiddetta Provincia morfo-strutturale del Cilento. E nell’ambito della Regione geo-tettonica Campano-lucana costituisce un segmento singolare ben individuato. Cioè avente la forma di un tozzo promontorio prevalentemente montagnoso. Quest’ultimo limitato a Nord e ad Est da depressioni morfotettoniche (rispettivamente la Piana del Sele e il Vallo di Diano). E a Sud e ad Ovest dal Mar Tirreno.

Nel Cilento sono rappresentate le principali Unità lito-stratigrafiche costituenti la porzione più meridionale e più interna dell’Appennino Campano-lucano. Quali:

  • il Gruppo delle Unità Interne. A loro volta differenziabili in Unità Nord Calabrese e Unità ad “Affinità Sicilide”.
  • l’Unità Alburno-Cervati.
  • l’Unità del Bulgheria.
  • infine l’Unità neogeniche, da pre a tardo-Orogene. E comprendenti la formazione di Piaggine, il Gruppo del Cilento e la Formazione di M.te Sacro.

L’attuale assetto geo-strutturale di queste successioni è il risultato delle fasi tettoniche compressive e traslative verificatesi tra il Tortoniano ed il Pleistocene Inferiore. Che hanno condotto alla formazione di un sistema “duplex”. Nel quale le unità più interne hanno ricoperto unità strutturali derivate dalla deformazione di domini più esterni, fino all’Avampaese Apulo.

Nell’Arco Campano-lucano, e quindi, nel Cilento, le fasi compressive sembrano essere cessate nel corso del Pleistocene Inferiore. E sostituite da movimenti orizzontali di transcorrenza sinistra. In combinazione o in alternanza con movimenti verticali a scala regionale.

Sulle Unità descritte poggiano, in discordanza ed in modo discontinuo, depositi clastici del Quaternario. Essi riempiono le principali depressioni strutturali (Vallo di Diano, Piana del Sele e Golfo di Policastro). Le cui età vanno dal Pleistocene Inferiore all’Olocene.

La combinazione dell’attività tettonica descritta e dell’azione di denudazione, agente sui paesaggi in fase di progressiva emersione, ha condotto al disegno generale della Provincia morfo-strutturale del Cilento. In particolare caratterizzato da grandi elementi morfo-strutturali.

Aspetti geologici di Alfano. Ma più in generale in riferimento al quadro geologico cilentano sopra esposto, nella zona d’interesse, affiorano terreni che possono essere riferiti alle tre successioni lito-stratigrafiche principali di seguito elencate:

  • Successioni fliscioidi “cilentane” s.I., appartenenti al Gruppo delle Unità Interne;
  • Successioni carbonatico-pelitiche dell’Unità del M.te Bulgheria;
  • Depositi della copertura detritica continentale quaternaria.

Per una più dettagliata conoscenza dei caratteri litologici e stratigrafici di tali successioni, di sotto ne vengono riportati gli elementi essenziali e più significativi.

Successioni flyscioidi “cilentane”, appartenenti al Gruppo delle Unità Interne. In particolare le successioni fliscioidi di natura pelitica e subordinatamente calcareo-silico-clastica.

Successioni carbonatiche dell’Unità M.te Bulgheria.
Nella parte alta dei calcari a crinoidi, si intercalano poi delle marne. Al di sopra di questa formazione del Lias sup. veniva riconosciuto un Titonico trasgressivo, con Ellipsactinie, facente passaggio verso l’alto ai calcari cretacei.
In particolare una prima stratigrafia dettagliata riporta dal basso le seguenti formazioni:

  • Formazione delle Dolomie Nere: dolomie cristalline da grigie a nere ben stratificate del Trias Superiore;
  • la Formazione dei Calcari Dolomitici: dolomie, calcareniti grigio-azzurre stratificate e non sormontate o passanti lateralmente a brecce di scogliera a matrice calcarea nerastra del Lias W.;
  • Formazione dei Calcari con selce, calcilutiti e calcarentiti grigio scure, ben stratificate, con liste, noduli e arnioni di selce, con radioli di echinidi e rari crinoidi del Lias Medio;
  • Membro delle Mame Gialle: marne e marne argillose giallastre, calcareniti e calcari marnosi, Lias Superiore;
  • Formazione dei Calcari Oolitici: calciluditi e calcareniti grigio-azzurre ben stratificate, calcilutiti nere, calcareniti oolitiche con liste di selce del Berriasiano-Baiociano;
  • la Formazione dei Calcari a frammenti di rudiste: calciruditi a frammenti di rudiste e calcareniti grigie ben stratificate, Cretacico Superiore;
  • Formazione della Scaglia Rossa: calcilutiti grigie ben stratificate, calcari mamosi giallasti, rosati e rossi (‘scaglia”) in strati e straterelli –Oligocene-Senoniano Superiore;
  • la Formazione dei Calcari a Mioaypsine: calcareniti grigie ben stratificate del Langhiano-Aquitaniano;
  • Formazione del Flysch Nero: alternanza di strati e straterelli di marne, argille e calcari marnosi verdognoli, grigi nerastri con livelli di quarzoareniti, calcareniti e brecciole calcaree dell’Aquitaniano-Oligocene.

Le conoscenze di geologia regionale finora acquisite attribuiscono le successioni descritte alla evoluzione tettonico-sedimentaria del margine più interno della Piattaforma Campano-lucana, con facies sedimentarie di scarpata, di periscogliera fino a facies più francamente di bacino profondo (come risulta dalla Carta geologica del Comprensorio del M.te Bulgheria-Medio Mingardo).

L’assetto strutturale del massiccio del Monte Bulgheria è caratterizzato da una piega coricata a vergenza Nord e con asse Est-Ovest che a luoghi prende la forma di piega-faglia, accavallandosi lungo il bordo settentrionale alle sequenze terrigene mioceniche. L’ampia piega originaria, parzialmente conservata solo lungo il fronte settentrionale, è stata disarticolata da faglie dirette che hanno ribassato la struttura verso Sud.

Successioni della copertura detritico-colluviale quaternaria
Tra i terreni quaternari quelli che hanno una maggiore estensione ed una maggiore importanza sono i Conglomerati della Formazione di Centola s.l..
Questi depositi possono essere attribuiti per correlazioni geomorfologiche al Pliocene Superiore-Pleistocene Inferiore. Ovvero ad una delle prime fasi glaciali che hanno interessato questo settore dell’Appennino Meridionale.

I terreni della copertura detritica più antichi presenti nell’area sono costituiti da detriti calcarei cementati, informalmente denominati “Brecce di Poderia”. E sono composti da corpi detritici stratoidi amalgamati in forma di conoidi antiche anastomizzate. E di falde detritiche al piede del versante calcareo settentrionale del M.te Bulgheria e del relativo piedimonte, fino al fondovalle del fiume Mingardo.
Affiorano tra San Giovanni a Piro e San Severino e presentano uno spessore fino a trenta metri, essi possono essere attribuiti cronologicamente al Pleistocene Medio.

Sovrapposti ai precedenti e di età più recente sono presenti, sempre lungo la fascia pedemontana di M.te Bulgheria, detriti calcarei sciolti. Questi differenziabili in ragione della maggiore o minore presenza di matrice argillosa.

Accumuli di frana antichi, recenti ed attuali ricoprono poi i versanti collinari, alternati agli accumuli colluviali che colmano le depressioni topografiche sul substrato e sui detriti calcarei cementati e sciolti.
Nelle valli a fondo concavo dell’altopiano del monte Bulgheria sono presenti accumuli colluviali provenienti da antiche coperture piroclastiche cineritiche pedigenizzate e variamente miscelate con i prodotti di alterazione in situ dei calcari.
Parte di questi accumuli colluviali lungo il versante occidentale di M.te Capitenali risultano storici ed anche posteriori agli insediamenti lucani del IV secolo a.C.
Gli elementi essenziali della geologia del Comprensorio Bulgheria-Medio Mingardo sono stati riportati sulla Carta Geologica del Comprensorio. In questo ambito trovano collocazione, in particolare, anche gli aspetti geologici di Alfano.

Di seguito si specificherà un ultimo aspetto relativo agli aspetti geologici di Alfano. Gli elementi morfologici significativi del Settore di Rofrano. Ecco quali sono:

  • il Crinale Montagnoso Principale del Monte Bulgheria, nell’ambito del quale si riconoscono Unità Morfologiche di ordine inferiore. Come le Spianate Sommitali, quali lembi residui delle antiche superfici morfologiche plioceniche, dotate di un embrionale carsismo. Poi le Valli Longitudinali e i Rilievi Montuosi Sommitali.
  • Il Versante Montagnoso settentrionale del M.te Bulgheria, evoluto per recessione rettilineo-parallela a partire da lineamenti stratigrafico-strutturali. Come faglie-strato e faglie dirette. Il versante montagnoso evidenzia aspetti morfometrici diversi tra il settore centrale, più regolarizzato. E ancora quello orientale molto articolato con canaloni e grandi pareti rocciose sub-verticali. E infine quello occidentale altrettanto acclive ed articolato, aggettante direttamente nella forra del fiume Mingardo.

Un ultimo cosa relativa agli aspetti geologici di Alfano. I dislivelli sono molto significativi, superando di norma i 500 metri.

  • Il Piedimonte settentrionale di M.te Bulgheria. Con estese coperture detritiche grossolane di varia età e genesi su di un substrato fliscioide – argilloso.
  • Il Versante Collinare a pendenze medio-basse sulle litologie della Formazione del Flysch Nero. E con Rilievi Collinari Isolati per morfoselezione sulle litologie della Unità Nord Calabrese.
  • La Pendice Collinare caratterizzata dagli apparati deposizionali dei principali fossi di incisione trasversali del Versante Collinare, raccordati ai depositi della Unità Morfologica successiva, costituita dal Fondovalle dei Fiume Mingardo.
  • Fondovalle dei Fiume Mingardo, con l’alveo di magra e quello di piena, incastrati nell’ambito del terrazzo alluvionale di ordine più basso.

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