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Vacanze a Scario
Vacanze a Scario

Vacanze a Scario

Scario, perla rara del Cilento, è un borgo marinaro facente parte del comune di San Giovanni a Piro, che si affaccia sul Golfo di Policastro. Sull’origine del nome ci sono varie ipotesi tra le quali la più attendibile è che il nome derivi dal greco Skariòs che vuol dire “piccolo cantiere navale”.Scario inizia la sua storia intorno all’anno 1000 a.c. con l’arrivo di alcune popolazioni che restarono su questa terra per 5 secoli, dopodiché arrivarono i greci e infine i romani. Nel 915 i pirati saraceni assaltarono Scario e la saccheggiarono, mettendo in fuga gli abitanti. Nei secoli a venire il borgo si riprese fino a quando nel 1534 a 1522 i turchi la devastarono. Sembrava la fine di Scario che rimase deserta per circa 100 anni. Invece grazie ad alcuni pescatori del luogo, aiutati dai conti Carafa di Policastro, Scario risorse dalle sue ceneri e oggi è una delle località di mare più famose in Italia e anche nel mondo. La caratteristica unica di questo posto è sicuramente quella della qualità delle sue meravigliose spiagge, alcune addirittura raggiungibili solo via mare. Tra le più importanti abbiamo la spiaggia dei gabbiani e quella dei francesi. In queste spiagge salterà subito agli occhi del turista la limpidezza delle acque e la presenza spettacolare di flora e fauna marina. Se cercate un bagno da favola o una immersione subacquea che rimanga nei vostri ricordi per sempre, allora è la località adatta per voi!
Chiesa parrocchiale S, Pietro Apostolo La chiesa di S. Pietro Apostolo sorge piazza dedicata al Gaza. Non vi sono notizie circa la sua fondazione, ma da due cappelle interne con data rispettivamente 1560 e 1576, risulta la sua esistenza già nel XVI secolo . Il campanile che oggi erge tra le case del paese, è del 1701. Rifinito ed ornato con l’ultimo tetto a terrazzino nel 1725. La facciata della chiesa è ornata con il giglio, simbolo del regno borbonico che si eleva sullo scarno prospetto privo di ordini architettonici.L’edificio composto di tre navate presenta semplici fregi, ma nel passato come da testimonianza di vecchie immagini in bianco e nero, i decori erano in stuccatura marmorata. La navata centrale è lunga mt. 18 e larga mt. 7.80 ed è separata dalle laterali,larghe mt. 3.10, da 4 arcate a tutto sesto rette da pilastri di mt. 1.02 X 1.40.Attraverso le navate laterali spicca l’altare dedicato a San Marcellino caratterizzato da una statua lignea all’interno della quale è conservata una reliquia del Santo. Alla sinistra dell’entrata della chiesa, affissa al muro, è collocata una lapide della tomba di Teodoro Gaza. Rinvenuta nella chiesa del convento Basiliano e fu posta, dapprima, alla metà del pavimento della navata principale. Per questo , a seguito del continuo calpestio dei fedeli, è quasi priva di caratteri. Dalla navata centrale si accede, con tre gradini, al presbiterio, dove esistono due altari, uno del 700. l’altro moderno. Il primo dedicato agli apostoli Pietro e Paolo, rappresenta l’arredo di maggior pregio con due bellissimi angeli in marmo bianco posti a guardia del ciborio in ottone econ decorazioni ad intarsio di pietre e marmi policromi. L’acquasantiera costruita in pietra locale di cui si ignora epoca ed artista rappresenta grande pregio artistico.
Tante le cose da fare e da vedere in questo accogliente borgo: passeggiate sul lungomare Marconi (piccoli locali e negozi tipici, con un’atmosfera unica), il campanile della Parrocchia Immacolata (che sul lungomare domina la visuale), vicoli e vicoletti (ben tenuti e che fanno tornare i pensieri indietro nel tempo), Grotta della Molara (una delle tante grotte da vedere, con escursioni che si organizzano a mare, dove sono stati ritrovati vari reperti tra i quali ossa umane probabilmente dell’Uomo di Neanderthal), pianoro di Ciolandrea (zona panoramica da far girar la testa che si trova più a monte rispetto il paese di Scario, dove fare qualche foto ricordo), sentieri e itinerari (per immergersi nella natura incontaminata), Santuario Maria SS. di Pietrasanta (raggiunto da tutto il Cilento con grande devozione, vi è raffigurata la natività con sculture nella pietra della montagna, la sua posizione garantisce panorami mozzafiato), Cenobio basiliano, portali in pietra, torri costiere, Palazzo Beati, Palazzo Pentagna (frazione Scario), Chiesa di San Nicola-Bosco, parchi e boschi (leccio, ontano, macchia mediterranea, quercia da sughero, castagno, cerro).

Da Scario si può visitare la fantastica Area Marina Protetta Costa degli Infreschi e della Masseta. Istituita nel 2009 dalla Regione Campania, occupa una superficie di 2.332,00 ha a mare, a cui si aggiunge un ettaro di costa. Si trova tra i comuni di Camerota e San Giovanni a Piro, da tutte queste località è possibile acquistare escursioni per visitarla.
Chiesa dell’Immacolata
Chiesa Immacolata.
All’ingresso del lungomare di scario troviamo la chiesa dell’Immacolata. Già dal XVII sec. si hanno notizie della presenza di una piccola cappella dedicata a S.Maria della Consolazione. Al suo posto nel 1880 si cominciò a costruire la Chiesa dell’Immacolata Concezione che fu elevata nel 1909 per poi diventare parrocchia nel 1931. Nel 1912 il pittore lucano Pasquale Iannotti affrescò la volta dell’abside e dipinse il soffitto ligneo della chiesa con al centro una bellissima immagine dell’Immacolata. La chiesa fu arricchita poi dall’artigiano locale Vito Colicigno con arredi liturgici su disegni di Monica Hannasch che è un’artista tedesca di adozione scariota famosa nel mondo per i suoi batik. Sulle pareti laterali troviamo quattro quadri che rappresentano l’Annunciazione,la Natività,la Pentecoste e la Crocifissione con la particolarità di essere ambientati proprio a Scario e sono un’opera di Andrea Fersula. Il campanile accanto alla chiesa risale ai primi del ‘900.
Nell’Agosto del 1846 un veliero proveniente da Napoli in rotta per la Sicilia si trovò in balia di una tempesta. Il capitano promise che se la madonna li avesse protetti avrebbe lasciato la piccola statua nel primo porto dove la nave avesse trovato riparo.Il 10 agosto il veliero entrò nel porto di Scario e da quel giorno si venera la Vergine ogni anno ricordando l’evento con una suggestiva processione per mare.
Una delle attrazzioni turistiche di Scario è sicuramente la Cappella di Sant’Anna, alla fine del lungomare. Questo edificio fu costruito nel 1883 dalla famiglia Bellotti, attuale proprietaria. All’interno troverete la statua lignea della Santa che viene portata in processione ogni 26 Luglio per le vie del paese.
Da Serra Nunziata alla Timpa del Piombo
Descrizione141 metri di dislivello (in discesa) 2-3 ore andata e ritorno Si tratta di un’escursione lungo la costa del Golfo di Policastro, a sud del paese di San Giovanni a Piro. La presenza di macchia mediterranea e la bellezza dei panorami costituiscono un’attrattiva in tutti i periodi dell’anno, ma conviene munirsi di acqua alla partenza perchè durante il tragitto mancano fonti per dissetarsi. Si parte dal belvedere posto in località Ciolandrea (da San Giovanni a Piro si segue l’indicazione per il parcheggio) seguendo la sterrata di sinistra, che nel primo tratto procede in piano. A un certo punto la strada si biforca. Qui si gira a destra per la Timpa del Piombo; a sinistra il sentiero conduce invece alla torre costiera del Murice (un’ora di cammino e 228 metri di dislivello in discesa), presidio di segnalazione contro i pirati costruito alla fine del Cinquecento. Il percorso per la timpa scende fino alla località Cerrito, riconoscibile per 1’abbondanza di oliveti; da qui si raggiunge in breve una sella, a quota 379 metri, da cui si gode 1’impressionante veduta sullo scosceso vallone del Marcellino. Rapidamente si guadagna, ora verso sinistra, la cima della Timpa del Piombo (415metri), splendido balcone panoramico sulla costa tirrenica.
Grotta dell’Acqua da Scario
Oggi è giorno di rientro: nel tardo pomeriggio torneremo in aereo alle latitudini più nordiche del Friuli. Ci resta però il tempo per una ultima breve escursione alla Grotta dell’Acqua, cavità che si apre sul litorale a poca distanza da Scario. Dall’estremità meridionale del paese una stradella asfaltata sale ad un punto di colmo dal quale prosegue come sterrata con piccoli saliscendi. La pista si trasforma presto nel bel sentiero che procede a mezza costa nella macchia, protetto di tanto in tanto da qualche palizzata. Dopo una bella visuale sul golfo di Policastro, arriviamo ad un quadrivio presso punta Spinosa.
Da qui si potrebbe scendere al mare oppure salire verso la torre di avvistamento poco sopra, ma il tempo a disposizione è poco e tiriamo diritti verso la nostra meta. L’itinerario si svolge quasi tutto all’interno della vegetazione mediterranea tra corbezzoli, lentischi e diverse altre essenze profumate. Sebbene sia ottobre, oggi c’è parecchio caldo e il percorso all’ombra è assai gradito. Si passa accanto al sito che ospitava una carbonaia, seguito dopo poco dalla carcara, una grande cavità circolare in pietra usata per fare la calce. Dopo un paio di ponticelli il sentiero inizia la sua discesa definitiva verso il mare incontrando, poco sopra la linea di costa, l’ingresso della Grotta dell’Acqua. Si tratta di una grande cavità stillicidiosa che si sviluppa in discesa. Sul fondo le pareti mostrano colori caldi e accesi che creano un deciso contrasto con la luce fredda dell’ombra che ancora avvolge gran parte dell’antro.
La visita però non è finita poiché possiamo scendere ulteriormente e ripidamente fino alla spiaggetta chiusa tra pareti rocciose, una piccola summa di quello che le coste Cilentane possono offrire. Il fatto di visitare raramente gli ambienti costieri non rende più semplice la decisione di riprendere la via del ritorno. Per fortuna sul lungomare di Scario c’è ancora tempo per un ultimo caffé e per un imperdibile gelato.
Sentiero Scario – Ciolandrea
Si parte dal lungomare di Scario (chiesa dell’Immacolata). Risalita una delle caratteristiche scale in pietra della località rivierasca, si percorre un breve tratto di strada asfaltata. Una carrareccia seguita da un comodo sentiero portano, poi, al promontorio di punta Spinosa. Procedendo in direzione N-O si giunge ai piedi dell’omonima torre, posto che offre una bellissima prospettiva del borgo marinaro. Il sentiero continua attraversando la collina che domina l’area marina protetta della Costa della Masseta, uno dei più spettacolari e selvaggi paesaggi naturalistici del Mediterraneo. Una salita abbastanza impegnativa porta, infine, al pianoro di Ciolandrea, da dove è possibile ammirare il Golfo di Policastro, la costa lucana, dove è chiaramente visibile il Cristo di Maratea, quella calabra e, nelle giornate più terse, la sagoma dello Stromboli nelle isole Eolie.
La Stauroteca – La Stauroteca, cimelio di proprietà dell’antico cenobio di S. Giovanni a Piro, è una piccola croce di oro fino, decorata su entrambe le facce con smalti policromi. Gli studi condotti dal Lipinskj, in un suo studio pubblicato, nel 1957, sul bollettino della Badia di Grottaferrata, ci informano dell’esistenza di tale Stauroteca nella cattedrale di Gaeta, alla quale fu donata nel lontano 1534 dal cardinale Tommaso De Vio. Tale cimelio era, all’origine, destinato ad essere usato come croce pettorale, infatti, in alto ripiegato indietro, si vede un gancio. Il cardinale De Vio, nel donarla alla Cattedrale di Gaeta, la fece montare su di una base di discreto valore artistico dove ancora oggi si può ammirare. La Stauroteca è una croce bizantina, che come tante altre croci orientali ha i bracci verticali alquanto più lunghi di quelli orizzontali ed il braccio inferiore più lungo di quello superiore, inoltre è bivalve, si apre, cioè, verticalmente a metà del suo spessore. Come sempre nell’iconografia bizantina, sulla croce appare l’immagine di Gesù Crocifisso inchiodato. Nel lato posteriore, al centro della croce, in posizione dominante, vi è la figura della Vergine in piedi, che tende le mani in avanti tenendo i gomiti stretti al corpo, in un gesto poco comune di preghiera. La circondano quattro busti di Santi, ognuno con il proprio nome siglato. Questo cimelio, che certamente non è stato eseguito in terra italiana e tanto meno nel cenobio, dove lo trovò il cardinale Tommaso De Vio, pare che provenga da Costantinopoli, in quanto la maggioranza dei grandi reliquiari bizantini, sparsi nelle cattedrali d’Europa, si ricollegano al saccheggio di Costantinopoli del 1222. La popolazione sangiovannese, in memoria della Stauroteca, scolpì una croce in pietra, simile per forma ma di dimensioni maggiori, attualmente situata in via Teodoro Gaza.