La Cappella della Madonna Assunta si trova a Pisciotta Capoluogo, nell’area sud-est del centro storico. Per la sua ubicazione è chiamata anche Cappella S. Maria della Stella.
Era una cappella votiva. La cui festività, a metà agosto di ogni anno, raccoglieva una larga rappresentanza di “galantuomini” che avevano costituito una “congrega”, in contemporanea con quella di Sant’Aniello, nella Chiesa Madre. E con quella del Carmine, con sede nella cappella omonima.
La festa si svolgeva in due tempi. Di mattina le Messe, accompagnate da prediche di oratori, fatti venire per l’occasione. E nel pomeriggio, la processione. Con larga partecipazione di popolo, per le vie del paese. E con la banda musicale al seguito, e fuochi d’artificio in abbondanza.
Dietro un solenne stendardo due lunghe file di “fratelli”, con la mozzetta azzurra e una candela accesa in mano. Al centro andava avanti e indietro per curare l’ordine, il Priore che si pavoneggiava con la mazza al comando.
La statua della Madonna, conservata nella Cappella della Madonna Assunta, portata a spalla da giovani che si avvicendavano per dividersi l’onore del sacro peso. Passava, prima, per il vicolo del “Fosso” poi si affacciava in Piazza e toccava la “Foresta” e la “Strada Nuova”, fermandosi ad ogni “tavolino” votivo, preparato davanti alla porta di gente miracolata o in attesa di nuova “grazia”; faceva rientro, sul tardi, passando per il “Pendino”. Quando il lungo itinerario era compiuto e la processione si “ritirava”, dopo le funzioni finali, aveva luogo il “rinfresco”.
Il Maestro di festa, il dott. Francesco Saulle, che, fin quando è vissuto, ha curato la buona riuscita della manifestazione, aveva fatto approntare i “vassoi” con il vermuth che chiudeva in allegria il rituale caratteristico di quella ricorrenza. Attendeva il rientro per la Benedizione finale della folla, il vecchio Cappellano con Aniello, il Sacrestano, che l’assisteva affettuosamente e lo riaccompagnava a casa, a chiusura della giornata.
La “campanella” aveva un gran da fare: suonava per l’intera durata della festa, facendo contenti i tanti ragazzi che si alternavano alla “corda”.
Sul tardi si accendevano i lumi ad acetilene, fatti venire da fuori per la occasione, che creavano l’aria di festa intorno alla Cappella. La frase conclusiva avveniva in Piazza, con il “concerto” bandistico che durava fino alla mezzanotte e le tante bancarelle che costituivano il divertimento di grandi e piccoli.
Ora questa festa va ridimensionandosi ogni anno che passa. I tempi nuovi stanno eliminando ogni segno della tradizione, come un retaggio vecchio paganesimo da superare. Il nuovo toglie di mezzo l’antico. Ma il guaio è che con tali cambiamenti va perdendo le sue motivazioni anche la Fede. E così sono sensibilmente minati i pilastri, su cui si reggeva il Mondo fino a ieri: la famiglia e la vita stessa, fatta ora di interessi materiali ed effimeri.
Ma, d’altro canto, la comunità pisciottana si sta sforzando di mantenere queste tradizioni che pongono lontane radici. Al giorno d’oggi organizzare e concretizzare una ricorrenza comporta comunque delle spese, ed è proprio questo uno dei motivi per cui tali manifestazioni vanno ridimensionandosi.Sei interessato ad altre informazioni utili? E allora visita il nostro portale (www.cilentoshop.it). Troverai altri articoli riguardanti il Cilento riguardanti il turismo religioso e le chiese.
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