L’Archeologia e la costa del Cilento … perché?!? Lungo il tratto di costa meridionale sono presenti notevoli peculiarità dal punto di vista archeologico. In particolare un tratto ricco di testimonianze preistoriche. Ci riferiamo al tratto compreso tra Scario e Marina di Camerota.
Dal punto di vista scientifico la situazione è stata evidenziata. Ed è frutto di ricerche e prospezioni condotte in oltre trent’anni di collaborazioni fra la Soprintendenza di Salerno e l’Università di Siena.
Di seguito daremo un breve cenno dei siti, più precisamente riguardo l’archeologia e la costa del Cilento.
CALA BIANCA. In Cala Bianca affiorano depositi sabbiosi, fortemente arrossati, e che appaiono originati in due diverse fasi di deposizione. I sedimenti più antichi, interessati da pedogenesi profonda con un orizzonte a plintite, contengono manufatti di un momento arcaico dell’Acheuleano, come bifacciali a taglio sommario e choppers. Alla base più recente si possono invece attribuire bifacciali ben rifiniti, a spigolo laterale rettilineo, associati anch’essi a choppers e a industria su scheggia. Nei sedimenti più recenti è intercalato un livello piroclastico.
ARCONTE E CAPO GROSSO. Queste due insenature sono due siti all’aperto, in continuità fra loro, con una serie di sedimenti sabbiosi, uguale a quella più recente di Cala Bianca. Anche qui affiorano in superficie, ma anche in scavo ad Arconte, manufatti dell’Acheuleano evoluto: si tratta di bifacciali di fattur accurata, di raschiatoi e di denticolati. L’orizzonte piroclastico sopra visto è ben sviluppato nei due siti e costituisce un preciso marker stratigrafico.
GROTTA TINA. Grotta Tina è una piccola cavità nei pressi di grotta della Cala, con deposito limoso-argilloso rossastro a circa 10 metri s.l.m., eroso dal mare. Il livello antropico, legato ad un uso occasionale della grotta, ha dato rara industria musteriana (26 manufatti, di cui 17 strumenti) riferibili ad un aspetto genericamente evoluto. Le analisi paleoecologiche indicano un ambiente continentale ad oscillazioni temperato-umide. E anche abbondanti conigli e ungulati.
GROTTA TADDEO. Piccola cavità posta a circa 7 metri s.l.m. lungo l’arenile della Calanca, utilizzata come rifugio occasionale durante il Paleolitico medio. Il livello antropico, contenuto in un deposito a terre rosse soprastanti una spiaggia tirreniana, ha restituito rara industria litica (25 elementi, di cui 18 strumenti), fauna (soprattutto cervo, con presenza di ippopotamo) e quattro denti umani. Reperti riferibili al Musteriano affiorano nella Nicchia Silhar subito sopra alla spiaggia tirreniana, al Riparo della Difesa, nonché delle Grotte dell’Acqua e della Masseta.
GROTTA CALANCA. La Grotta Calanca è localizzata sulla spiaggia che porta lo stesso nome. I tre livelli individuati hanno restituito industrie ricollegabili al Gravettiano di facies “a bulini di Noailles”.
GROTTA DI CASCARELLA. Alla superficie di una cavità, in cui le ricerche sistematiche non sono ancora iniziate, affiorano frammenti di ceramica. Essi probabilmente risalgono all’Età del bronzo.
Dalle notizie sopra sommariamente descritte si evince chiaramente che le coste del Cilento sono ricche di insenature, cale e grotte (sia emerse che sommerse). Che rendono questo tratto di costa tirrenica praticamente unico. Si desume, inoltre, un grande rilievo in merito l’archeologia e la costa del Cilento.
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